«Non ti lascerò mai andare». Le parole, sotto la foto di una manina minuscola, sono state poche. Shay Mitchell le ha scritte nella notte tra il 20 e il 21 ottobre, così da raccontare ad Instagram la promessa fatta alla figlia appena nata. A piedi dell’immagine, di quelle piccole dita racchiuse nella mano della mamma, sono arrivate le congratulazioni di colleghi e amici. E, insieme, si sono palesate le prime polemiche. La star di Pretty Little Liars è stata attaccata con ferocia da quel gruppo di odiatori per i quali la maternità sembra dover essere accompagnata dalla promessa di una vita in clausura. «Wow, sei proprio la madre dell’anno», le ha scritto qualcuno. «Credo che dovrebbero intervenire gli assistenti sociali, ti mancano le competenze per poter essere madre, dolcezza», ha replicato qualcun altro, tirando all’attrice tante pietre quante Internet consente. Il tutto, per una festa.
Shay Mitchell, a tre giorni dall’annuncio della nascita, si è messa in ghingheri e, la sera, ha raggiunto il rapper Drake per festeggiarne il compleanno. E lì, nel buio dei Goya Studios, a Los Angeles, il cielo si è aperto. Perché l’attrice avrebbe dovuto starsene a casa, tumulata sotto la mole maleodorante di pannolini e vestitini rigurgitati. Invece, è tornata alla vita. A quella chiassosa del prima-bambina, a quella vita, felicemente inevitabile, fatta di compleanni e relazioni sociali e amici e un lavoro che avere sembra diventato un peccato.
https://twitter.com/shaymitchbra/status/1188981209302491137Shay Mitchell, che nel 2017 ha raccontato online il proprio dolore, spiegando di aver «avuto un aborto spontaneo e perso il bambino dei miei sogni e delle mie speranze», non è la prima donna del web ad essere aggredita per la capacità di tenere insieme professione, privato e maternità. Come l’Emily Fields della tv, sono state attacate Chiara Ferragni, la cui pessima predisposizione genitoriale sarebbe evidente fin nelle foto in reggiseno, Elena Santarelli, colpevole di aver lavorato durante la malattia del suo piccolo Giacomo, Chrissy Teigen, quel «mostro» con le fossette deciso a celebrare la nascita del proprio bambino a cena. Fuori. Con il marito, John Legend. La lista degli «scandali» è lunga quanto la storia del mondo e non c’è star che ne sia salva. Charlize Theron, Meghan Markle, Beyoncé, Kim Kardashian: le donne di Hollywood, dell’Italia di cinema e televisione, le donne del web sono messe alla gogna per l’incapacità (tutta presunta) di riservare ai propri bambini le attenzioni che meriterebbero.
Alcune, non avrebbero le abilità fisiche necessarie ad occuparsi di un neonato. Meghan Markle non saprebbe nemmeno tenere in braccio il piccolo Archie, con quelle sue mani piene di gioielli e le unghie laccate. Altre, non sarebbero sufficientemente dedite alla causa dell’accudimento. Troppo lavoro, troppe uscite pubbliche. Facce troppo riposate, troppo truccate. Troppo e basta per uscire indenni dal processo del web, da quella riunione ipocrita nella quale, come Esopo insegna, si dà addosso a quel che, in fondo, si vorrebbe avere.
Il mom-shaming, com’è stata battezzata l’onda d’odio che ha travolto le madri, si è diffuso in maniera capillare. Ormai, sembra aver preso le sembianze di un fenomeno tristemente noto, inevitabile quasi. E a guardarlo, con il suo corredo di foto Instagram, di commenti compulsati online, viene da chiedersi quale ragione si celi dietro tutto questo. Perché qualcosa, tra le recrminazioni pubbliche di una società decisa ad ottenere la parità e il livore di chi vorrebbe una madre sepolta in cucina, deve essere andato storto. Qualcosa, nella cattiveria format social, è profondamente sbagliato e, ancor più profondamente, ipocrita. Quelle madri che, online, vomitano la propria riprova sotto le foto di persone famose sono le stesse donne che, nella vita reale, lamentano e denunciano l’impossibilità (specie, in Italia) di conciliare una vita professionale soddisfacente con una altrettanto soddisfacente gestione familiare. Guardare le foto di chi – per soldi o per fortuna – abbia saputo trovare la via adatta, dunque, dovrebbe portare a complimentarsi le une con le altre. Dovrebbe produrre un’invidia buona, silenziosa, non scaturire in quell’invidia feroce che è preludio della violenza social. Tirarsi le pietre, per certo, non farà piovere dal cielo buoni per il nido e assistenza statale.