Un’americana a Roma. «Una portoghese-americana a Roma», ci tiene a precisare Caroline Day, 20 anni, cresciuta a New York ma con radici (profonde) nei dintorni di Oporto. E Roma cosa c’entra? Caroline – attrice, cantante, oggi cittadina di Los Angeles – l’ha scoperta per amore. «Mia suocera spesso trascorre dei periodi qui, mio marito (Samson Day) è cresciuto a Centocelle, dove direi che è decisamente insolito trovare un americano… (ride, ndr). E per me è stato amore a prima vista», racconta dall’altro lato della cornetta, mescolando allegramente inglese e italiano.
Nel 2018 ha debuttato al cinema in Come ti divento bella, al fianco di Amy Schumer, per poi ottenere un ruolo in Il Cardellino (con Nicole Kidman, nelle sale americane dallo scorso settembre), tratto dal romanzo di Donna Tartt, vincitore di un Pulitzer. Ma il primo amore, precisa, resta il teatro. Che avesse voluto recitare, Caroline l’ha capito subito: «Canto e ballo da quando sono piccolissima. Io e la mia famiglia ci siamo trasferiti a New York quando ero una ragazzina e da amante dei musical l’ho sentita subitocasa». Il liceo l’ha frequentato presso la Professional Children’s School per piccoli aspiranti attori: «Finalmente il posto giusto per me, che ogni volta che entravo in classe facevo finta di essere un’altra persona».
Nonostante le idee chiare, però, ha voluto laurearsi – in Storia dell’arte – alla Columbia University.
«Sì, ero certa di voler continuare a recitare ma ho pensato che fosse molto importante laurearmi. Contemporaneamente lavoravo nelle serie tv (Scandal e Army Wives) e mi esibivo a teatro».
Le è piaciuto lavorare con una comica come Amy Schumer?
«Da impazzire, preparare una commedia è stata un’esperienza molto divertente e appassionante. Lei poi è grandiosa, mi ha insegnato tanto».
La lezione più importante che ha ricevuto dai suoi genitori?
«I miei sono molto normali, lontanissimi dal mondo dello spettacolo ma mi hanno sempre supportata. Da loro ho quindi imparato a credere nei sogni. Mia madre poi ha un grande senso dell’umorismo, mi ha insegnato a ridere».
Al suo «curriculum» c’è ora da aggiungere «moglie».
«Decisamente. Mi sono sposata lo scorso giugno a Rhode Island, vicino New York».
Il bello di sposarsi giovani?
«A essere sincera non ho mai amato il matrimonio, non è mai stato il mio sogno da bambina. Forse perché figlia di genitori separati… ma è stato un giorno perfetto. Noi stiamo insieme da sempre, da quando abbiamo 13 anni. Lui poi me l’ha chiesto tre anni fa. Credo che un matrimonio non cambi un bel rapporto ma volevo che ci fosse mia nonna, che ha 94 anni. Volevo che mi vedesse in abito bianco. Siamo legatissime».
Anche suo marito è un attore?.
«No, no, ma lavora anche lui nel mondo del cinema come produttore. E credo sia un bene lavorare in un ambiente simile. Ci si capisce di più. Ma sono contenta che non sia un attore (ride)».
Pensa già a un figlio?
«Sì, ma non adesso. Vorrei diventare madre nei miei trent’anni».
Le donne a cui si ispira?
«Sono molto vicina a mia madre, oltre che a mia nonna. E vado d’accordissimo con mia suocera, sono molto fortunata ad averla nella mia vita. Infine tutti i miei agenti sono donne. A questo punto è ovvio che sono una grande fan del women power. Anche mio marito è cresciuto circondato da donne, infatti ha una marcia in più».