Questi potrebbero essere gli ultimi giorni della vita di Roberto Lucano. Il 93enne, affetto da una grave forma di leucemia e colpito da infarto, vive queste sue ultime ore di sofferenza nella sua abitazione di Riace, senza poter ricevere nemmeno una breve visita dal figlio Mimmo. Dal 4 ottobre 2018, infatti, dopo la richiesta della Procura della Repubblica del Tribunale di Locri, l’ex sindaco di Riace è sottoposto a misure cautelari restrittive della libertà personale, agli arresti domiciliari prima ed al divieto di dimora nel comune di Riace poi.
Misure che non sono più plausibili, secondo il Comitato 11 Giugno che sostiene Lucano: «Chiaro ed evidente risulta che oggi non vi è alcun motivo per ritenere che siano concrete ed attuali le motivazioni che hanno condotto all’applicazione delle citate misure cautelari». Per questo il Comitato ha lanciato una raccolta di firme su Change.org, da presentare al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per chiedere di «dare la possibilità a Domenico Lucano ed al padre di potersi salutare con serenità dentro le mura della loro casa. A tal fine chiediamo il Suo intervento affinché, con qualunque strumento a Sua disposizione e considerata la Sua posizione di Garante dei diritti costituzionali, si consenta a Domenico Lucano di poter tornare nel comune di Riace a far visita ed assistere il proprio anziano padre».
L’arresto
Mimmo Lucano, lo scorso 2 ottobre, era stato arrestato per avere favorito l’immigrazione clandestina celebrando (o tentando di celebrare), secondo l’accusa, un paio di matrimoni «combinati» per evitare l’espulsione di due donne migranti e per avere affidato il servizio di raccolta rifiuti, senza gara d’appalto, a due cooperative in cui operano rifugiati e persone del posto. Gli arresti domiciliari erano stati revocati in sede di riesame, ma intanto Lucano vi è stato sottoposto per 15 giorni e, in conseguenza dell’arresto, è stato sospeso dall’incarico di sindaco. Inoltre, i domiciliari sono stati sostituiti con il divieto di dimora.
Ma queste misure, come spiega il Comitato, «venivano ricondotte al rischio di reiterazione dei reati contestati e di inquinamento probatorio in considerazione della carica di sindaco». Il 26 maggio i cittadini di Riace hanno eletto una nuova amministrazione comunale nella quale Domenico Lucano non ricopre alcuna carica pubblica, né amministrativa né politica.
Inoltre a marzo, dopo il ricorso presentato dagli avvocati difensori di Lucano, la Suprema Corte di Cassazione ha ritenuto insussistenti le ragioni che hanno portato all’applicazione della misura restrittiva della libertà personale.
Un «esilio politico ingiustificato»
Per questo, «alla luce di quanto sopra, ed in particolare della cessazione di ogni carica, di fatto, Domenico Lucano, cittadino incensurato, né, prima d’ora, neppure indagato per alcun tipo di reato, risulta oggetto di un esilio politico non giustificato da alcuna ragione giuridica».
Mimmo Lucano deve poter salutare suo padre «non per pietà», dunque, ma «per giustizia», come aggiunge lo scrittore Roberto Saviano, che si è unito all’appello del Comitato. Finora la petizione è stata firmata da quasi 29 mila persone. Ma non c’è tempo da perdere.