Le spiagge italiane sono belle e, nella maggior parte dei casi, pulite. Già, perché anche se il 90% dei siti balneabili è di qualità «eccellente» (e 5% buona e 2,1% sufficiente), una minoranza, l’1,6% del totale, è da evitare, perché la qualità delle sue acque è stata valutata «scarsa». Si tratta di 89 spiagge dove è meglio non fare il bagno: pericolosi batteri inodori e incolori, presenti in acqua, possono rappresentare un rischio per la salute. È stato il Ministero della Salute a monitorare la qualità dell’acqua, a individuare i siti pericolosi tramite delle apposite analisi microbiologiche e a tracciare una mappa dei luoghi dove la balneazione è vietata.
La maggior parte delle acque a rischio si trova alle foci dei fiumi, sui lungomare cittadini, in prossimità di zone portuali. Ad esempio, la zona industriale di Pozzuoli, il villaggio agricolo a Castel Volturno, lo sbocco del Marano a Rimini, dell’Arrone a Roma, il lungomare di Reggio Calabria e quello di Pescara, il porto di Gioia Tauro.
Ma anche alcuni punti specifici di alcune prestigiose località di villeggiatura sono stati segnalati: si tratta dell’inizio della scogliera di Rapallo, di punta di San Martino a Sanremo, di Vietri sul mare, di Praia a Mare alle Marlane, di Roseto degli Abruzzi alla foce del Tordino, di San Lucido nei pressi del torrente San Como, della spiaggia Sarello a Bagheria, di quella di Capo Mulini ad Acireale e di via Marina ad Aci Trezza.
La regione con più siti vietati è la Calabria, che ne conta 22. Subito dopo, Campania e della Sicilia, al secondo posto con 12 spiagge ciascuno. Seguono l’Abruzzo (10), le Marche (9) e la Lombardia (7: anche se non ha sbocchi sul mare, ha diversi laghi). Fra le regioni più virtuose, invece, ci sono la Basilicata, la Toscana e il Friuli Venezia Giulia, e ancora l’Umbria e la Valle d’Aosta.
Per controllare la situazione dei singoli tratti di costa, il Ministero della Salute cura il Portale Acque, dove è sufficiente digitare il nome del Comune per ottenere le informazioni sulla salubrità delle sue acque.
