«È piccola, ma con quel viso e quella grinta cercheranno di imitarla tutti a New York» disse Sarah Doukas, fondatrice dell’agenzia di modelle Storm, che per prima la scoprì all’aeroporto JFK. Aveva torto: Kate Moss era destinata a diventare un’icona di stile per il mondo intero. E a rimanerlo per sempre, tanto che a 45 anni domina ancora incontrastata la scena fashion, dando spesso filo da torcere alle figlie delle colleghe (quando non alla sua!), nuove modelle in erba. E pensare che lei, 14 anni, alta a malapena 1 metro e 70, gambe non proprio perfettamente negli standard della perfezione imposta, fisico all’epoca ritenuto persino, da qualcuno, ai limiti dell’anoressia e tutt’altro che statuario rispetto a quello delle supertop di allora (vedi alla voce Naomi Campbell, Claudia Schiffer, Cindy Crawford o Elle Macpherson) all’inizio fa fatica a decollare come modella: la sua agente non riesce a procurarle un contratto decente per almeno due anni. Finché, nel marzo 1990, le viene finalmente offerto un servizio per la rivista inglese The Face.
Poi arrivò Calvin Klein, che nel 1992 la scelse come protagonista per la sua pubblicità di underwear e tre anni dopo per fare scandalo con la campagna del profumo Obsession, che decretò definitivamente l’ingresso di Katherine Ann Moss nell’Olimpo delle top. Tutto il resto è storia. Una storia che non è bruciata in fretta, come molti avevano pronosticato, ma che sfavilla ancora oggi a distanza di oltre 30 anni (roba da Guinness dei primati restare sulla cresta dell’onda nel business di moda per oltre 3 decenni), diversi scandali, tante relazioni pericolose, molti vizi lasciati alle spalle, un numero imprecisato di party, centinaia e centinaia di cover (sicuramente oltre 300, compresa l’ultimissima, quella di Vogue Paris di Agosto in edicola in questi giorni) e una figlia sedicenne (Lila Grace, professione modella).
Perché Kate Moss è una dea, un fenomeno culturale, sociale, artistico senza precedenti che ha a che fare con la sua personalità carismatica, con quella luce speciale che salta fuori dalle foto per coinvolgere e ammaliare chi, quegli scatti, li sta guardando (o scattando), con una naturalezza di partenza e una straordinaria capacità di metamorfosi, con una sensualità che va oltre il numero di candeline su una torta e, ancor di più, va oltre le curve sinuose regalatele dal passare degli anni (alla faccia di chi punta il dito sulle recenti foto paparazzate di lei in bikini con un po’ di presunta pancetta in vista… e poi, anche se fosse?).
Kate resta Kate. La regina Mida del fashion biz. Colei che, perfino colpita da uno scandalo che aveva a che fare con droga ed eccessi nel 2005, dodici mesi dopo ottiene il riconoscimento di Modella dell’Anno dal British Fashion Awards e mantiene, tutti insieme, ben 18 contratti. Inarrivabile.
Lo sanno bene gli stilisti tutti, grandi e un po’ meno grandi, che ancora oggi non smettono di affidare al suo magnetismo e alla sua interpretazione le loro campagne pubblicitarie, potentissimo strumento di comunicazione attraverso cui aziende e brand si raccontano al mondo. Modella, attrice, cantante, imprenditrice, osannata da tutti i giganti della fotografia, adorata dai designer, fonte di ispirazione e icona di stile, per il prossimo Autunno/Inverno Kate Moss ci ha riservato un’ennesima sorpresa.
Una delle campagne più attese che la vede protagonista è infatti quella di Giorgio Armani, che per la prima volta in assoluto ha ceduto al suo fascino. Gli scatti di Mert Alas & Marcus Piggot puntano sul bianco e nero e sulla capacità degli abiti di re Giorgio di diventare tutt’uno con chi li indossa. E viceversa: nessuno come Kate Moss ha questa capacità innata di raccontare un’identità. Armani l’ha voluta proprio per il suo stile a-generazionale e la sua personalità ed energia, fuori dalle mode del momento, fuori dagli schemi. Insieme a lei i modelli Daisuke Ueda e Thijs Stenneberg interpretano la parte maschile della collezione presentata per la prima volta insieme a quella femminile lo scorso febbraio all’Armani/Silos.
Ma gli impegni di Kate Moss per la stagione non si fermano qui, a dimostrare che «The Queen of Cool» è tornata alla ribalta senza mezzi termini. Anche il direttore artistico del brand francese Zadig & Voltaire, Cecilia Bönström, l’ha scelta per la campagna Autunno/Inverno 2019-20. La canzone dei Sonic Youth del 1985 She’s on my side, I love her all the time ha ispirato la collezione firmata dal fotografo Fred Meylan scandita da capi in pelle, camicie maschili, blazer fitted e stivali da cowboy in perfetto stile Kate off duty. E lei, senza un filo di trucco, capelli biondi arruffati, aria ribelle, dimostra almeno la metà dei suoi anni. Non è tutto.
La Moss non si è limitata a fare la musa, ma ha collaborato con il team creativo alla progettazione di una collaborazione esclusiva che verrà svelata durante la settimana della moda parigina, in autunno. Vi basta? A lei no! perché la lista delle campagne pubblicitarie che la coinvolgono continua, e l’inverno deve ancora arrivare… Vogliamo parlare di Alexander McQueen, griffe che da sempre la Moss ha nel cuore? La campagna AI 2019-20 scattata da Jamie Hawkesworth e con la direzione creativa di M/M Paris si serve del suo charme e della sua grinta per rendere ancora più forti e poetiche le creazioni presentate.
https://www.youtube.com/watch?v=99vcZrtfLOUIn questi giorni, poi, è stata lanciata sui social e su YouTube anche la campagna per la collezione Cruise del marchio fiorentino di fashion e lifestyle Metrocity e indovinate chi appare come musa e ambassador? Sì, di nuovo lei: fotografata da Miguel Reveriego a Londra, è testimonial della campagna #idontcare che ha l’obiettivo di lanciare un messaggio importante e positivo: quello di non dare troppa importanza al pensiero e al giudizio degli altri, ma di amare ed esprimere la propria identità con sicurezza. Riuscite a trovare testimonial più adatta?