Il modo di dire dalle stelle alle stalle calza a pennello quando a finire in mutande, metaforicamente parlando, è chi è arrivato a guadagnare miliardi nello sport e in particolare nel calcio. L’ultimo a entrare nel club dei ricchi, ricchissimi, praticamente in mutande è il brasiliano Cafu. Secondo quanto riporta il quotidiano Folha de S.Paulo e il calciatore conferma, l’ex terzino di Roma e Milan, campione del mondo con il Brasile nel 1994 e nel 2002, è stato travolto da debiti milionari.
«È un mio problema personale. Posso dare i miei immobili, la mia macchina, la mia casa, posso dare quello che voglio per pagare i debiti» ha detto il calciatore che avrebbe perso di recente 5 proprietà su decisione di un Tribunale brasiliano. La causa del buco milionario di «pendolino» (perché correva come un treno lungo la fascia) Cafu è la mancata copertura di prestiti e debiti creata da Capi Penta International Player, una società di procuratori sportivi di atleti che appartiene al 49enne ex giocatore e a sua moglie, Regina. Altre 15 proprietà della coppia sarebbero state pignorate.
Non è il primo sportivo a finire sul lastrico. Appena qualche mese fa è arrivato agli onori della cronaca un conterraneo del brasiliano. Ronaldinho aveva solo 6 euro nel suo conto in banca e non era quindi in grado di versare allo Stato brasiliano circa 2 milioni di interessi per multe, soldi che l’ex fuoriclasse di Milan e Barcellona avrebbe dovuto dare per svariate multe su un abuso edilizio a Porto Alegre, la sua città. Aveva costruito una piattaforma di pesca abusiva in un’area protetta sulle rive del fiume Guaiba.
In questo caso è venuto il dubbio che il fantasista avesse svuotato apposta il conto per non pagare le multe. In molti altri hanno pesato gli investimenti sbagliati, in alcuni uno stile di vita che non comprendeva la parsimonia. È il caso di George Best, Pallone d’oro 1968, il «Quinto Beatle» che disse: «Ho speso molti soldi per alcool, donne e macchine veloci. Il resto l’ho sperperato».
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