«Il primo pensiero? Dare voce anche a Michael Collins, il terzo astronauta quello che, a differenza di Armstrong e Aldrin, non mise piede sulla Luna. Era l’uomo che girava attorno alla Luna aspettandoli. Era nato a Roma perché il padre era un militare di stanza in Italia. C’è chi a volte sta nelle retrovie, ma è comunque fondamentale. L’arrivo sulla Luna non è il passo di un singolo, ma il lavoro di centinaia di uomini e donne». Lara Albanese è l’autrice di Terra chiama Luna, L’avvincente storia dell’Apollo 11 (Editoriale Scienza) che racconta l’allunaggio nascosto, tutto quello che c’è attorno a quel passo fatto sul nostro satellite cinquant’anni fa.
Il suo racconto va alla ricerca di tutto il resto dell’allunaggio, quella parte che in tv non si vede perché le immagini, giustamente, storiche sono quelle della discesa sul nostro satellite, ma attorno che tutto un mondo. Da raccontare anche ai bambini.
https://twitter.com/EScienza/status/1150317678705434624La Luna e il viaggio per arrivarci sono da sempre nell’immaginario collettivo. La Luna è quella cosa che gli antichi greci consideravano una divinità, che gli Aztechi pensavano si rincorresse con il Sole, su cui Ludovico Ariosto fece approdare il senno perduto di Orlando e che La Fontaine raccontò come un formaggio quando la volpe ne vide l’immagine riflessa in un pozzo. È quella cosa che non lascia mai la Terra, anche se certe notti non si mostra. La Luna è quella cosa che i poeti hanno cantato e su cui gli scrittori hanno sognato di arrivare come racconta Voglio la Luna, di Andrea Valente e Umberto Guidoni, sempre edito da Editoriale Scienza.
La Luna è femminile nella maggior parte delle lingue, ma in quella sala di comando la notte in cui l’umanità ci arrivò c’era una donna soltanto. Joann Morgan entrò nella sala di controllo del Kennedy Space Center il 16 luglio e, a differenza delle missioni precedenti, non fu invitata a uscire nel momento decisivo. «Ci piace molto la rapidità con cui individui i problemi e li risolvi» le disse il capo, ma i colleghi non la pensavano allo stesso modo, visto che le arrivarono anche telefonate oscene.
Adesso le donne vanno nello spazio e la nuova frontiera si chiama Marte. La sensazione della scoperta però è la stessa di quella notte con il naso all’insù e gli occhi alla tv (Il governo italiano concesso alle carceri di Roma di avere 600 televisori in prestito perché tutto potessero vedere l’evento). «Mi aspetto gli stessi occhi attenti pur nelle tecnologie moderne perché il cielo stellato attira tutti, anche i bambini più piccoli» spiega Lara Albanese. La sfida per il futuro è questa, rivolgere gli occhi fin dove non siamo arrivati. «Ci sono cose che abbiamo osato immaginare nelle favole e nella fantascienza e abbiamo dimostrato possono diventare realtà. Nella scienza conta l’immaginazione e va detta la verità: ci sono anche i fallimenti».