La Grande Barriera Corallina australiana, la Great Barrier Reefil, prezioso ecosistema, considerato la maggiore estensione al mondo di corallo, in realtà ne ha sempre meno. Lo ha segnalato l’Australian Institute of Marine Science. La copertura di corallo nella regione settentrionale è al 14%, una percentuale in leggero aumento rispetto allo scorso anno, ma vicina al punto più basso dal 1985, da quando è cominciato il monitoraggio.
Una serie di problemi, come lo sbiancamento dei coralli dovuto all’aumento della temperatura dell’acqua, la diffusione di stelle marine a corona di spine (legata all’azoto da fertilizzanti e pesticidi negli scoli agricoli), che si nutrono solo di coralli, e i cicloni tropicali, hanno causato un declino del 10% -30% della copertura corallina, negli ultimi cinque anni.
Ma Mike Emslie, responsabile del monitoraggio dell’istituto, è speranzoso: la densità dei coralli più giovani suggerisce che il recupero potrà essere possibile, se non interverranno ulteriori elementi di disturbo. Secondo l’esperto, c’è una certa resilienza nel sistema, ma «se si verificheranno tanti altri eventi di sbiancamento dei coralli, tutte le scommesse saranno perse».
Il riscaldamento degli oceani è aumentato nei primi mesi del 2016 e 2017, e ha ucciso il corallo di una vasta area. Uno studio condotto da Terry Hughes, direttore dell’Arc Centre of Excellence for Coral Reef Studies, ha rilevato che il 30% dei coralli è morto dopo l’ondata di caldo del 2016. Gli esperti hanno stimato che il 99% dei coralli in tutto il mondo rischiano di andare distrutti se la crisi climatica non viene affrontata.
Solo pochi giorni fa il divulgatore scientifico e naturalista inglese David Attenborough ha dichiarato a una commissione parlamentare britannica che lo squilibrio della Grande Barriera Corallina è uno degli esempi più chiari della crisi climatica. E ha aggiunto che è incredibile che le persone al potere, in Australia, continuino a negare l’enorme portata del problema.