Il caso è del settembre 2018. La mattina, anzi l’alba, del 18 settembre. A Roma, lungo via Porta San Lorenzo, un uomo di 40 anni ha fatto la mano morta a una ragazza. Questo racconta la cronaca del Corriere della Sera che spiega come l’uomo non abbia toccato la ragazza ventenne, ovviamente senza il consenso di lei. Questo gesto gli è costato un’accusa di violenza sessuale e una condanna a due anni di carcere.
La condanna è anche più alta di quella chiesta dal pm Andrea Cusani, un anno e sei mesi. La sentenza è stata pronunciata dal gup Valerio Savio al termine del rito abbreviato.
Già nel settembre scorso l’uomo era stato colpito dal fidanzato della giovane molestata e si era rifugiato all’interno degli uffici del Viminale. Alle 6 e 40 del mattino l’uomo era appena uscito dal lavoro quando ha bloccato la ragazza facendole delle avances. Lei ha proseguito, lui le ha messo una mano sotto la gonna alzandola. La ragazza, 19enne, urla e chiama il fidanzato che esce con una mazza per colpire l’uomo che si rifugia negli uffici della polizia e dice di essere inseguito da un pazzo. La verità era un’altra, era già arrivata la telefonata di denuncia per molestie.
Non è la prima volta. La Cassazione, con una sentenza del 2016, ha ribadito la condanna di un’automobilista che aveva palpeggiato il fondoschiena di una vigilessa durante un controllo. L’articolo del codice penale è il 609 bis, quello che condanna la violenza sessuale. Secondo gli ermellini è violenza sessuale «qualsiasi atto idoneo, secondo canoni scientifici e culturali, a soddisfare il piacere sessuale o a suscitarne lo stimolo, a prescindere dalle intenzioni dell’agente, purché questi sia consapevole della natura oggettivamente “sessuale” dell’atto posto in essere con la propria condotta cosciente e volontaria».