È musica, caciara, un po’ di quella leggerezza che, nei drammi formato salotto della prima serata Mediaset, sembrava andata persa. Ad animare All Together Now, giovedì sera, è stato uno spirito inedito, puro. Qualcosa di indefinibile che, complice i cori e la risata fragorosa di Michelle Hunziker, ha trasformato lo show in una specie di festa tra amici, di quelle dove le parole sono urlate sopra la musica e i balli perdono di ritmo senza che nessuno se ne accorga. All Together Now è divertimento. E il merito è di una forma capace di coniugare il gioco al talent, levando a quest’ultimo il peso della perfezione. A cantare, di fronte al Muro Umano, ai cento giudici capitanati da J-Ax, è un concorrente comune. Un parrucchiere, un impiegato, un geometra. Chiunque abbia un lavoro che gli stia a cuore e, insieme, una passione da coronare in televisione.
https://twitter.com/MediasetPlay/status/1129135109792292864Lo show Mediaset, la cui prima puntata è stata partecipata – tra gli altri – da Iva Zanicchi e i Boomdabash, non vive del sogno di una carriera discografica. Al contrario. Sul palco, lascia che si affaccendino persone animate solo dalla voglia di cantare una canzone. In palio, non c’è alcun contratto, nessuna promessa di stadi pieni e playlist su Spotify. «Qui, chi vince porta a casa 50 mila euro, una cifra comunque più alta di quella guadagnata dal vincitore di un talent show», ha sentenziato, con una certa malizia, J-Ax. Ma la frecciatina, buttata lì ad inizio puntata, non ha avuto seguito e il debutto di All Together Now è andato oltre i confronti. Il programma s’è beato delle performance dei propri concorrenti. Intonati, intonatissimi.
Hanno cantato magistralmente i ragazzi e le ragazze di All Together Now. Qualcuno, è riuscito a far alzare almeno 50 componenti del Muro, ottenendo il passaggio alla puntata successiva. Qualcun altro, ha dovuto lasciare la competizione. Ma il meccanismo di gioco non ha lasciato spazio a pietismi. E lì si è avuta la forza, vera, di All Together Now.
https://twitter.com/MediasetPlay/status/1129139037879635969Lo show ha preso il meglio dei game e il meglio dei talent. Ha puntato su un meccanismo di gara asciutto e svelto e gli approfondimenti sui concorrenti li ha tagliati (quasi) tutti. I singoli, che sul palco hanno portato ciascuno la propria canzone preferita, sono serviti unicamente a dare il via al caos: a trascinare i cento giudici in una frenesia di cori, ritornelli e balli che, come una festa, ha travolto (anche) la platea domestica. Cantare, sulle note dei concorrenti, è stato quasi doveroso. Ballare, pure. Il programma ha centrato l’obiettivo, dunque, riportando su Canale 5 un intrattenimento capace, davvero, di intrattenere.
Il dubbio, al netto della confusione creata da qualche commento sopra la musica, è che lo show possa durare tanto. Sei puntate rischiano di essere troppe per un programma che mira a non creare alcuna affezione verso i propri concorrenti. E troppe rischiano d’essere pure le quattro ore dedicate a ciascuna puntata. La speranza, allora, è che gli italiana seguano l’esempio degli inglesi, creatori del format, e riducano ogni episodio a poco meno di un’ora.