Ha aperto il 4 maggio a Rivoli un luogo d’arte unico che ha iniziato la sua storia alla fine degli anni Sessanta ma che è rimasto sconosciuto ai più fino ad ora: da oggi, la Collezione Cerruti, una delle più importanti collezioni private italiane, diventa pubblica, patrimonio d’arte di tutti noi, sotto la gestione del Museo Castello di Rivoli.
Una collezione di 300 opere di pittura e scultura, di oltre 200 libri antichi e legature di pregio, oltre 300 arredi, mobili e tappeti, una raccolta che va dal Medioevo a oggi, dai fondi oro al Bergognone a Monet, toccando Futurismo, Metafisica e le principali correnti del Novecento, una collezione di rara bellezza, selezionata pezzo per pezzo dall’industriale Francesco Federico Cerruti e raccolta inseguendo un’unica coerenza: né spazio, né tempo, ma eccellenza.
Dal silenzio alla ribalta: nemmeno i più cari amici del Cerruti sapevano della sua raccolta di opere d’arte, e la parola «discrezione» è stata la più utilizzata per descrivere il carattere e l’impresa del personaggio (mancato nel 2015) all’inaugurazione del museo. Ma chi era Francesco Federico Cerruti? Nato nel 1922, fin da giovane aiuta il padre alla Legatoria Industriale Torinese. La svolta per l’azienda avviene quando introduce il nuovissimo sistema del perfect binding (la rilegatura senza cuciture ma con colla adesiva) e quando Francesco Federico, dopo un viaggio negli Stati Uniti, porta in Italia i macchinari per la rilegatura più innovativi: vi ricordate le guide del telefono? Erano rilegate a raffica nella sua azienda, fino a 200.000 al giorno.
Nel frattempo oltre alla dedizione per il lavoro (Cerruti ha abitato per tutta la vita in un piccolo appartamento a fianco all’azienda), l’imprenditore si dedica, da autodidatta, all’arte: negli anni Sessanta compra un Kandinsky. Sarà il primo di una raccolta eccezionale che man mano occupa gli spazi della villetta che, negli ani Sessanta, costruì a Rivoli. In stile provenzale, anonima tra la altre, inizialmente la casa fu costruita dal Cerruti per i genitori, ma in realtà nessuno ci abiterà mai, e lui stesso ci dormirà solo un paio di notti. È il luogo per i pranzi di famiglia la domenica, per qualche cena e due feste all’anno aperte a pochissimi. È il suo luogo, dove costruire un mondo ideale, dove l’arte che non delude prende il suo spazio. Tutto in suo onore.
Ed è quel luogo che da oggi si può visitare, come lo volle lui stesso: tre piani sormontati da una torretta, ambienti mai ampi, colonizzati dall’arte, nell’allestimento e disposizione voluta da Cerruti secondo il suo gusto e il suo animo: nello studio la Jeune fille aux rosas di Pierre-Auguste Renoir è vicina a Tanzio da Varallo, mentre in una vetrina ci sono dozzine di libri antichi rilegati con bordure d’oro, con pietre dure, raccolte miniate di preghiere.
Giacometti e Medardo Rosso nella Sala della Musica insieme a Pontormo, Dosso Dossi, e la fotografia dadaista di Man Ray. Sulle scale sfilano Mirò, Boccioni, Casorati, Léger, Picasso e Francis Bacon come in un prismatico fuoco artificiale che culmina con la Donna dal vestito giallo di Amedeo Modigliani. E siamo solo sulle scale. All’ingresso si riuniscono Sisley e Cézanne, nei corridoi si incontrano a dialogo dei Kandinsky con dei Balla. Una raccolta legata da fili invisibili attraverso i piani, gli stili, il tempo. È come entrare nella mente di chi ha esplorato il mondo con avidità, e lo ha riunito qui, in questa visione artistica.
La sala da pranzo è arredata da 8 dipinti di De Chirico, poi nel salone rettangolare l’apoteosi: Membra Stanche di Giuseppe Pellizza da Volpedo illumina lo spazio con il suo cielo damascato, accompagnato dal trittico di Agnolo Gaddi e dal San Lorenzo di Jusepe de Ribeira. E così via, si sale alle camere fino alla torretta «mistica» con la collezione di fondi oro e i due Bergognone, San Rocco e San Sebastiano, quindi si ridiscende al piano interrato tra Warhol e Lucio Fontana.
Un viaggio nell’arte, ma anche un viaggio nella storia di un uomo, che da oggi, anch’essa, entra a far parte di una più grande narrazione. Un incontro con uno dei luoghi del contemporaneo più importanti, il Museo Castello di Rivoli, per la nascita di un nuovo polo museale, che comunicherà l’arte a un pubblico sempre più vasto.
Commenta Carolyn Christov-Bakargiev, direttore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea-Fondazione Cerruti: «Questo è un momento molto importante di condivisione della cultura con la comunità. Viviamo in un epoca dal narcisismo molto forte, l’epoca dei selfie, in cui anche il sistema dell’arte è proiettato sul museo privato, sulle esposizioni al pubblico delle opere di grandi collezionisti. All’interno di questo sistema credo sia molto importante rafforzare il museo pubblico, come luogo dove si raccolgono e stratificano le opere che faranno parte del nostro futuro. Anche per questo dobbiamo ringraziare il Cerruti, un collezionista di altri tempi, un uomo di umili origini che ha voluto restituire alla comunità un po’ di quello che ha ricevuto».
La Collezione Cerruti è aperta da giovedì a domenica dalle 10 solo con visita guidata. Per ogni informazione: castellodirivoli.org