E allora banzai! Che Reiwa sia. Inizia oggi la nuova era del Giappone, quella del nuovo Imperatore Naruhito e dell’Imperatrice consorte Masako. Da ieri sera alle 24:00 è il primo giorno del primo anno di Reiwa, e il Giappone ha festeggiato con un countdown nelle piazze e con gente che si è riversata in strada a festeggiare: «Erano tutti fuori, più che a Capodanno» dice chi c’era «non si poteva muoversi». Un segno di amore di questo popolo verso la famiglia imperiale, che in tutto il Giappone è amata e rispettata.
Da oggi, tutti i bambini giapponesi che nasceranno, oltre ad avere una data «normale» come la nostra, avranno scritto sul loro certificato di nascita «Reiwa 1»: ovvero nati nel primo anno dell’era Reiwa, letteralmente «era dell’ordine e dell’armonia». Il che è sempre suggestivo e non stenteremmo a contare a fine anno una impennata delle nascite come effetto della suggestione del cambio dell’era, dopo 31 anni, ieri pomeriggio alle 17:00 ora giapponese (ore 10:00 in Italia), l’Imperatore Akihito ha abdicato a favore del principe ereditario. Akihito, è stato il 125mo Imperatore del Trono del Crisantemo, ed ha regnato nell’era Heisei, «pace ovunque».
L’ORIGINE DIVINA
Ma perché la successione alla guida del Trono del Crisantemo ha fatto parlare così di tanto di sé? Le risposte sono molte e articolate. In primo luogo perché l’Imperatore Akihito è stato il primo Imperatore giapponese ad abdicare negli ultimi 200 anni. Si tratta di un passaggio piuttosto inedito, durato circa due anni, durante il quale il Parlamento del Giappone ha dovuto lavorare duramente per organizzare la sua successione. In secondo luogo perché le origini della famiglia imperiale giapponese sono avvolte nel mistero ed è conosciuta per essere la più antica monarchia ereditaria ininterrotta ancora esistente del mondo.
La casa imperiale riconosce 125 monarchi legittimi (l’ultimo è stato Akihito) a partire dall’ascesa dell’imperatore Jimmu, datata ufficialmente l’11 febbraio 660 a.C. Tutto da verificare, per carità, perché a guardare bene i conti in verità non tornano, però questo è quello che si narra e che nessuno si sogna di mettere in dubbio. A rendere, inoltre, molto speciali i regnati giapponesi c’è poi la loro «origine divina».
Discendenti diretti della Dea del Sole Amaterasu no Omikami, la progenitrice del Giappone, l’origine divina (o semidivina) dei membri della famiglia imperiale è stata per secoli una certezza per il popolo giapponese tanto che, quando alla fine della seconda guerra mondiale, il 1 gennaio del 1946, la gente sentì alla radio l’imperatore Hirohito pronunciare il Tenno no ningen sengen, la «Dichiarazione della natura umana dell’imperatore», neanche capì cosa volesse dire (un po’ fu anche colpa del giapponese classico usato da Hirohito e che in pochi poterono comprendere). Ancora oggi, comunque un certo alone di mistero divino circonda sempre l’Imperatore, che per la costituzione nipponica è il «il simbolo dello Stato e dell’unità del popolo», ovvero il «corpo dello Stato giapponese».
IL RITO E I SIMBOLI
Con la cerimonia del 1 maggio Naruhito prenderà dunque possesso delle regalìe imperiali «Kenji-to-shokei-no-gi»: lo specchio della progenitrice, la dea del sole Amaterasu, la spada che sconfisse il drago e il gioiello ricurvo magatama, che sono i simboli della sovranità nipponica. Inizieranno qui una serie di rituali per l’ascesa al trono che si concluderanno il 14-15 novembre con il complesso cerimoniale Daijosai, durante il quale avverrà «l’incontro» tra la Dea del Sole e il nuovo Imperatore, che è a capo dello Shintoismo.
L’incontro che, in qualche modo, si rifà all’idea dell’origine divina dell’Imperatore. Durante lo Daijosai – il primo festival annuale del raccolto del riso Niinamesai che si svolge in parte nel palazzo imperiale e alcuni grandi santuari shintoisti – il nuovo imperatore offrirà nuovo riso ai suoi antenati imperiali e alle divinità shintoiste del cielo e della terra e pregherà per la pace e abbondanti raccolti per il paese e il popolo. Il termine Tennō, sovrano celeste e tradotto con “Imperatore”, venne adottato per la prima volta nel VII secolo ma, già in uso nel paese anche prima, veniva usato per definire i Quattro Re Celesti, i leggendari guardiani del mondo nella tradizione induista e buddhista.
NARUHITO E MASAKO
Tra le figure della famiglia imperiale giapponese che hanno fatto parlare molto di sé per motivi che però nulla hanno a che vedere con la mondanità, c’è la principessa Masako. Figlia di un diplomatico – il padre è stato Vice Ambasciatore del Giappone negli Stati Uniti – ha vissuto prima a Mosca e poi negli Stati Uniti dove la famiglia si trasferì in seguito alla nomina del padre. Ha studiato ad Harvard e, se non si fosse sposata, avrebbe intrapreso la carriera diplomatica. Pare che con l’erede al trono si siano incontrati da molto giovani e che la relazione sia durata anni prima che lei si convincesse ad accettare le proposte di matrimonio del futuro imperatore. Tutto naturalmente è avvolto dal mistero e dal più alto riserbo, ma pare che a farla accettare, infine, sia stato il senso del dovere verso la Nazione: solo così avrebbe realmente servito lo Stato.
Le libertà personali sono molto limitate nel ruolo di Imperatore, e di conseguenza, di Imperatrice. E tutto viene regolato dall’Agenzia Imperiale di Corte che detta cosa si può e cosa non si può fare. L’imperatore è unico, non ha un cognome, non ha passaporto, non ha cellulare, e ha una vita dedicata al suo ruolo.
Non facile. Negli anni successivi al suo matrimonio è salita agli onori della cronaca prima per non riuscire ad avere figli, poi per aver dato alla luce una figlia femmina, la principessa Aiko, e poi per essersi ammalata di depressione, condizione che l’ha tenuta a lungo lontana dalla scena pubblica. D’altra parte il fatto di non aver avuto un erede maschio (la legge della Casa Imperiale esclude le donne dalla successione) diventò un caso nazionale, tanto che nel 2005 l’allora primo ministro Koizumi nominò una commissione speciale per studiare eventuali cambiamenti alla legge e consentire la successione al trono per primogenitura assoluta. Nel 2006 la nascita del Principe Hisahito, figlio di Akishino, fratello di Naruhito e della consorte Kiko ed attuale erede al trono, ha fatto cadere la proposta.
PERCHE’ LI AMANO
Una monarchia amata e rispettata da tutto il popolo giapponese. I giapponesi sono gente di poche parole, parole che ancor più stentano a venir fuori quando si parla della famiglia imperiale. Una famiglia che tutti, ma proprio tutti in Giappone sembrano amare. «Merito della sobrietà della famiglia imperiale» dicono alcuni. «Fanno una vita molto modesta, lontano dagli sfarzi e dalla vita mondana. In caso di disastri nazionali l’Imperatore è il primo ad accorrere e a stare vicino al popolo e noi lo sentiamo molto vicino. Sono inoltre molto impegnati e quotidianamente hanno obblighi da svolgere. Le vacanze ufficiali non durano mai più di qualche giorno». Tutte queste cose insieme danno l’idea di saggezza e serietà.