I robot prenderanno il posto dell’uomo nel lavoro? La preoccupazione c’è, ovviamente: viviamo in una società in cui ogni cosa è automatizzata e interconnessa, dove ormai la macchina collabora con l’uomo in ogni settore. Viviamo in quella che viene definita Quarta Rivoluzione Industriale e di Big Data, Open Data, Internet of Things, e tanto altro, sembra non ne possiamo più fare a meno. E se alcuni «guru» sono convinti che la tecnologia distruggerà i vecchi lavori ma ne creerà di nuovi, altri più diffidenti osservano che per ora l’unica certezza è la perdita dei posti di lavoro, mentre quella dei nuovi è soltanto una previsione senza alcuna prova tangibile.
Vero è che, oggi, i robot sono i più temibili competitor per l’uomo: pensiamo a quelli impiegati nella medicina, come i robot-badanti o quelli chirurghi, quelli che già da anni affiancano gli uomini nel lavoro in fabbrica, nell’agricoltura, nella logistica, nel commercio. E non solo, anche settori come quello della legge o del giornalismo hanno già fatto entrare negli studi e nelle redazioni l’intelligenza artificiale. Secondo alcune indagini fatte negli ultimi tempi, le professioni più in pericolo sono quelle impiegatizie e quelle legate al commercio, ai trasporti, alla meccanica, al mondo delle costruzioni. In assoluto rischiano di diventare non più indispensabili:
-le agenzie di viaggio
-i produttori di componenti industriali
-le officine auto
-i venditori di polizze Rc
-i consulenti finanziari
-impiegati di banca
-operatori di call center
Ma vediamo meglio: con il boom degli acquisti online, le agenzie di viaggio sono state tra le prime vittime. L’innovazione tecnologica ha portato ad una notevole riduzione dei lavoratori addetti a tali attività. È anche vero, a detta degli esperti che negli ultimi anni una parte consistente del mercato dei viaggi e delle vacanze si è spostata sulla Rete, determinando una richiesta di nuove figure professionali.
Per quanto riguarda i produttori di componenti industriali il rischio, con l’avanzata delle stampanti 3D, sarà ancora più impattante. Infatti, se e quando le aziende della meccanica potranno stampare quasi tutto in casa, è ovvio che molto lavoratori non «serviranno» più. Per non parlare, nel comparto auto, dell’avvento delle vetture elettriche, la cui manutenzione del motore essendo molto più semplice, farà crollare la richiesta di riparazioni in garage.
E per restare ancora nel settore auto, non se la passeranno bene li assicuratori, i quali, se davvero le nuove auto autonome faranno sparire gli incidenti stradali, diventeranno superflui. Ma su questa ultima considerazione, i tempi sembrano ancora piuttosto distanti, visto che le auto che si guidano da sole non sembrano essere ancora pronte per offrire tale servizio in maniera ottimale.
Anche i consulenti finanziari avranno il loro bel da fare per mantenere la propria professione: infatti, la gestione di portafogli e investimenti sarà sempre più spostata sul Web grazie ad algoritmi sempre più precisi. Anche in questo caso gli intermediari hanno di che preoccuparsi, pur sperando sulla predisposizione di ancora una folta parte di persone che quando si tratta dei propri risparmi, preferisce parlare con qualcuno in carne e ossa, se non altro per sapere con chi prendersela se la gestione dei soldi non fosse come promessa.
Non dimentichiamo le banche, dove si conteranno 70mila impiegati in meno entro il 2020, in relazione al taglio delle filiali che intanto si è già dimezzato sotto la scure di bancomat e home banking. E se tutto si fa online, anche i call center sono destinati a svuotarsi per l’ingresso di intelligenze artificiali e cognitive computing. La previsione è che i lavoratori dei call center spariranno, lasciando la cornetta in mano solo a quelli più qualificati per proporre promozioni mirate o risolvere problemi complessi.
Non sembrano esserci buone notizie nemmeno per quel che riguarda i lavori tradizionali. Dal sarto al gioielliere, dal taglialegna all’agricoltore, dal lettore di contatori al postino dovranno vedersela con droni, robot o la semplice informatica capaci di, ahinoi, promettere performance molto più elevate. Ora però non facciamoci prendere dal panico, altrimenti lo scenario diventa davvero inquietante. Diciamo che la sostituzione non avverrà dall’oggi al domani e se non ci si fa trovare impreparati nuovi lavori ci saranno sempre. La transizione sarà graduale: alcuni mestieri spariranno, altri cambieranno, altri ne nasceranno.
Le nuove tecnologie richiederanno l’inserimento di nuove figure professionali più tecniche e qualificate per gestire i nuovi sistemi. Certo, la formazione non sarà più una possibilità ma una necessità.
Sarà un equilibrio tutto da inventare muovendosi verso soluzioni di collaborazione costruttiva fra uomini e macchine, contaminando i campi di conoscenza, contrapponendo alle minacce dell’avvento dei robot le opportunità date dal contributo prezioso che possono offrire per il miglioramento della qualità della vita quotidiana.