Una tosta, l’altra timida. Valeria Raciti e Gloria Clama, in comune, sono parse avere poco. Ma, all’indomani della finale di MasterChef 8, si dicono l’una complementare all’altra. «Non avessi vinto io, avrei voluto vedere vincere Gloria», racconta Valeria, che, nella sede milanese di Sky, è arrivata insieme ai colleghi più bravi.
https://twitter.com/MasterChef_it/status/1113919388120494080Alessandro Bigatti, eliminato giovedì sera dai tortellini alla camomilla dello chef Heinz Beck, è soddisfatto del percorso fatto. Un percorso «inaspettato», dice, «che potrebbe essere preludio di un futuro allo Joe Bastianich, diviso tra sala e cucina. Mio suocero potrebbe essere socio di capitale», se la ride, mentre accanto Gilberto Neirotti fuma. «Mi rode, non lo nego, aver perso la finale», ammette il ragazzo dal piglio arrogante e pignolo, che, nel corso dello show Sky, gli è valso critiche e insulti. «Mi scrivono online che vorrebbero mettermi sotto con la macchina, ma ancora non è successo», smorza Gilberto, confermando, però, di essere così come lo si è visto in tv. «MasterChef è reale in ogni più piccolo aspetto», gli fa eco Valeria, vincitrice di un’edizione che, nel rispetto del pianeta circostanze, della lotta agli sprechi e all’abuso di plastica, è riuscita a crescere del 6% rispetto all’anno passato.
Nessuna discrepanza, dunque, tra il montaggio e la vita vera?
«Nessuna. Rivedermi, anzi, mi è servito a fare dell’autocritica, specie con mio marito. Ma davvero lo tratto così?, mi sono chiesta. È stato curioso potermi guardare con gli occhi ipotetici della gente».
E mantenere il segreto sulla vittoria com’è stato?
«Difficile, all’inizio. Mia madre, mio padre, mia sorella: tutti i miei parenti hanno scoperto giovedì sera che sono io la vincitrice di MasterChef Italia 8. Ho mantenuto il segreto con la speranza di poter cogliere sul loro volto quella stessa emozione che ho provato io alla proclamazione».
Ci è riuscita?
«Sì, ci sono riuscita. All’inizio, è stata dura. Poi, però, mi sono chiusa in casa e buttata a capofitto nella stesura del mio primo libro di ricette».
Ha già avuto modo di capire quale sarà il suo futuro professionale?
«La cucina penso di poter dire che sarà nella mia vita. Solo, devo capire quale possa essere la mia collocazione. Sono certa che il mio futuro sarà con le mani in pasta, ma mi piacerebbe poter trovare spazio nella mia terra, una terra che credo meriti di essere più valorizzata».
Dai giudici ha sentito niente?
«No, ma non ce n’è nemmeno stato il tempo. Entrambi, abbiamo un vincolo contrattuale. Penso sia troppo presto, dunque, perché qualcuno di loro possa farsi avanti. Nel dubbio, però, lancio un appello: noi siamo qua, chef, e siamo volenterosi (ride, ndr)».
A volte, pure emotivi. Come ha gestito la sua parte più emozionale durante la gara?
«Dal punto di vista emotivo, ho affrontato la gara attraverso fasi diverse. Il pianto mi ha accompagnata durante tutto MasterChef, ma fa parte di me e credo non ci sia modo migliore delle lacrime per esprimere la propria emotività. Nel corso delle prime prove, mi ripetevo che la cosa peggiore che potesse succedersi era tornarmene a casa».
Tutto qui?
«Per un po’ è andata così. Poi, con il progredire della gara, le prove hanno assunto un’altra entità. Mi dicevo che mai avrei voluto tornare a casa. Volevo rimanere lì, proseguire».
Quando ha capito di poter vincere?
«Mai, direi. Non avrei mai pensato di farcela e, forse, mi sono resa conto degli scogli superati in fase di gara solo all’atto finale, quando mi è stato chiesto di preparare un mio menù».
Un menù che ha ricevuto lodi sperticate. Come le è venuta l’idea della guancia di vitello con gambero?
«L’idea l’ho maturato a Madrid, quando abbiamo cucinato al DiverXo di David Munoz. Allora, non sapevo che sarei arrivata in finale. Mi sono, però, trovata a preparare una bisque con il gambero al quale lo chef mi ha fatto aggiungere un fondo bruno di vitello. È stata una folgorazione: Munoz mi ha invitata ad assaggiare il piatto e ho capito che quel che avevo davanti era un sapore universale».