«Starai male quando morirò, allora capirai che mi ami»; «Aiutami se vuoi che viva». Nelle carte dell’inchiesta che hanno portato all’arresto dell’insegnante trentunenne di Prato accusata di aver avuto rapporti sessuali con un minorenne, appaiono pagine di messaggi in cui la donna non solo lo avrebbe assillato con la richiesta di incontri continui, ma lo avrebbe terrorizzato con minacce vere e proprie di togliersi la vita se lui avesse interrotto la relazione.
La donna ora è ai domiciliari per «pericolo di reiterazione del reato» e «pericolo di inquinamento delle prove». Sono tre i reati di cui è accusata: oltre agli atti sessuali con minore, fattispecie di reato che viene contestata in due fasi e forme (prima e dopo che la vittima avesse compiuto 14 anni), c’è anche la violenza sessuale per induzione. Dalla relazione, la scorsa estate la donna ha avuto un figlio la cui paternità, come accertato dall’esame del dna fatto sul neonato nel corso delle indagini, è dell’adolescente. Un avviso di garanzia è stato notificato anche al marito, indagato per alterazione di stato, per aver dichiarato la falsa paternità.
Un’inchiesta partita dalla denuncia presentata dai genitori del 15enne il 6 marzo scorso, quando la 31enne avrebbe tentato nuovi approcci. Nelle carte vengono ripercorsi i vari aspetti della vicenda, particolari raccontati dal quindicenne al responsabile della sua attività sportiva e soprattutto il primo abuso che secondo la procura è databile in un periodo in cui il ragazzo aveva 13 anni. Il ragazzo sarebbe venuto a sapere di essere padre del bambino nel dicembre 2017: la donna glielo avrebbe rivelato quando era incinta di pochi mesi. «Ti prego abortisci», le avrebbe chiesto lui su Facebook; «Troppo tardi», ha risposto lei.