In questo martedì dicembrino, la comunità globale del tennis si è risvegliata apprendendo una triste notizia: la scomparsa all’età di 91 anni di Neale Fraser, leggenda australiana del tennis mondiale prima dell’avvento dell’Era Open. Una perdita incredibilmente significativa ed impattante, soprattutto nell’ambito del tennis australiano. Fraser è stato un autentico pilastro, contribuendo da assoluto protagonista a costruire le fondamenta del colosso che l’Australia tennistica oggi rappresenta per la storia del nostro amato sport. Capitano di Coppa Davis per 24 anni consecutivi, un primato di longevità che costituisce il capitanato più duraturo di sempre nella storia della seconda nazione che detiene più Insalatiere dopo gli Stati Uniti.
Da giocatore fece parte di quella macchina irrefrenabile che diede vita alla celeberrima aura australiana in Davis vincendo 7 Insalatiere in 8 anni dal 1955 al 1962, con Team USA unico chiodo nell’ingranaggio perfetto in grado di assestare una sconfitta in quelle stagioni di eterna imbattibilità. Al Milton Court di Brisbane, nel Challenge Round del 1958 gli Stati Uniti di Olmedo, Richardson e MacKay impedirono il quinto successo consecutivo. In quelle 8 finali per 5 volte sconfissero gli statunitensi, in una sola occasione il Messico (1962) e in due circostanze l’Italia – alle sue prime finali nella competizione – di Pietrangeli, Sirola, Gardini, Merlo e Tacchini nel biennio ’60-61. Come Capitano invece condusse i suoi ad altri 4 allori: nel 1973, nel 1977, nel 1983 e nel 1986; battendo nuovamente gli azzurri – stavolta in panchina – e infrangendo il sogno di Panatta e compagni di poter bissare il titolo di Santiago.
In carriera ha conquistato tre titoli Slam in singolare, due di questi conquistati superando in finale Rod Laver. Batté l’amico e connazionale aussie negli ultimi atti Major che lo videro gioire nel 1960: sul prato del Centre Court di Wimbledon (6-4 3-6 9-7 7-5) e allo US Open, nell’antica sede di Forrest Hill (6-4 6-4 10-8). A New York bissò l’alloro del 1959, dove nella finalissima superò lo statunitense Alex Olmedo per 6-3 5-7 6-2 6-4. Disputò anche due semifinali al Roland Garros (1959-1962), venendo eliminato dai futuri campioni Pietrangeli e Laver, oltre a 3 finali in Australia (nel 1957, battuto dal connazionale Ashley Cooper, 1959 superato da Olmedo e nel ’60 da Laver).
Tra tutte le specialità, quindi considerando anche il doppio e il misto, il palmares di Neale mostra 19 Slam totali: nella specialità riservata alle coppie del medesimo genere ha alzato al cielo per tre volte tutti i tornei del Grande Slam ad eccezione dei Championship, dove si è fermato a 2 sigilli. Dei 12 titoli in doppio, 7 sono arrivati in coppia con Roy Emerson con una tripla doppietta: Wimbledon, Roland Garros e US Open. Solamente nello Slam casalingo mancarono il secondo acuto.
5 invece sono stati i Grandi Slam nel doppio misto: un Open d’Australia nel ’56 al fianco di Berly Penrose, superando nel match per il titolo Hawton ed Emerson in una finale interamente australiana, Wimbledon nel ’62 con Margaret Osborne duPont e un three-peat a Forrest Hill (1958-1959-1960) sempre in coppia con l’americana.
Di conseguenza, è l’unico giocatore della storia ad aver realizzato la titanica impresa di vincere per due stagioni consecutive uno Slam in tutte e tre le discipline tennistiche, detenendo così contemporaneamente la tripla corona. Nessun’altro è mai stato stato in grado di farcela, anche soltanto una singola volta. Un record che non potrà mai neanche essere avvicinato, visto che l’intensità del tennis moderno impedisce ai migliori giocatori anche solo di prendere parte al doppio – figuriamoci di competere in contemporanea nei tre tabelloni. Per quanto all’epoca non esistessero le classifiche computerizzate, e dunque il ranking come lo conosciamo dal 1973 in poi, i giornalisti più quotati del tempo che seguivamo il tennis lo riconobbero all’unanime il miglior giocatore del mondo in singolare e in doppio nel 1959.
Nel 1984 ha fatto il proprio ingresso nell’International Tennis Hall of Fame di Newport.
“Sono profondamente addolorato nell’apprendere della scomparsa del mio caro amico e compagno mancino, Neale Fraser. Era una vera gemma in un’epoca d’oro di leggende del tennis australiano: un’incredibile numero 1 al mondo, un campione del Grande Slam e un’icona della Coppa Davis. Neale mi ha battuto in 2 finali importanti, spingendomi a diventare un giocatore migliore. Le mie più sentite condoglianze vanno a Thea e alla famiglia allargata di Neale. Mi mancherai moltissimo, amico. Riposa in pace“.