È stata notizia delle ultime ore la positività di Iga Swiatek ad una sostanza proibita chiamata Trimetazidina: la numero 2 del WTA Ranking è risultata coinvolta in questo caso perché, come spiegato dalla sentenza pubblicata venerdì 28 novembre dall’ITIA (International Tennis Integrity Agency), una pillola di melatonina da lei utilizzata ad agosto per affrontare il jet-lag era contaminata di questa sostanza ad insaputa dell’atleta. Swiatek è stata giudicata dal tribunale al minimo grado di colpevolezza e ha potuto dunque ricevere soltanto un mese di sospensione, di cui ventidue giorni già passati e otto attualmente in corso.
Tramite un messaggio condiviso su Instagram, Simona Halep ha voluto alzare la voce e protestare contro l’ITIA per il diverso modo con cui il caso della campionessa in carica del Roland Garros è stato trattato a differenza del suo. Halep, ad agosto 2022, risultò positiva alla Roxadustat e dovette fronteggiare una situazione ben più complessa: fu accusata dall’ITIA di doping volontario e condannata a ben quattro anni di sospensione, con la tennista rumena che fu costretta a ricorrere al CAS per riuscire a dimostrare il suo caso di contaminazione e per ottenere una riduzione della pena. Il CAS le diede ragione e ridusse drasticamente la pena a nove mesi, ma nel frattempo ne erano passati ben diciotto dall’inizio della sospensione. Insomma, fu una trafila lunghissima quella dell’ex numero 1 del mondo, che ha deciso di sfogarsi in questa maniera sui propri canali social.
“Mi sono fermata a cercare di capire, ma proprio non riesco a comprendere una cosa del genere – ha esordito la campionessa di Wimbledon 2019 –. Continuo a chiedermi perché c’è stata una differenza così grande di trattamento e di giudizio. Non riesco a trovare una risposta logica, né penso ce ne sia una. È davvero ingiusta l’ITIA, l’associazione che ha fatto di tutto per distruggere la mia carriera nonostante le evidenze scientifiche. Hanno voluto distruggere completamente gli ultimi anni della mia carriera, si sono comportati con me in una maniera inimmaginabile. Credo nella bontà, credo nella giustizia, ma provo dolore e sempre ne proverò al pensiero dell’ingiustizia che ho subito da loro. Com’è possibile che in casi identici, entrambi accaduti nel giro di qualche anno, io sia stata trattata in maniera nettamente diversa? Come posso accettare che la WTA e il Players’ Council non abbiano nemmeno voluto restituirmi il ranking che mi meritavo?”.
“Ho perso due anni di carriera, ho passato una marea di notti insonni tra pensieri, inquietudini, ansia, domande senza risposta, ma quantomeno alla fine ho vinto la battaglia della giustizia. È venuto fuori che si trattava di una contaminazione e che le accuse nei confronti del mio passaporto biologico erano infondate. E ho vinto anche perché la mia coscienza è pulita. Sono delusa, arrabbiata, frustrata, ma non mi sento colpevole. Sono grata del supporto e dell’amore incondizionati che ho ricevuto da parte di tutti coloro che mi sono stati a fianco quotidianamente. Grazie! Tra tutta la cattiveria che ho percepito – ha concluso Halep –, l’amore di chi mi conosce come persona è stato incredibile e credo resti la mia più grande vittoria di questi anni”.