Non lo si può certo definire un maestro di tempismo, ma Richard Gasquet merita i giusti onori. Dopo 22 anni di carriera, il francese ha annunciato il suo ritiro dal tennis giocato. L’ultimo appuntamento? Roland Garros 2025, per una “last dance” da dedicare a quei tifosi che, nonostante tutto, non hanno mai smesso di sperare in quel suo acuto tanto atteso.
Ancora una volta, però, a prevalere è Rafa: come nei loro 18 incontri in 18 anni, in cui a trionfare è sempre stato lo spagnolo con il 100% di set vinti nelle ultime 13 sfide. Per un qualche allineamento stellare, i due hanno annunciato i propri ritiri a poche ore di distanza l’uno dall’altro. Non certo fortunatissimo il francese…
Nonostante questo, però, Richard ha fatto d’impazzire d’amore migliaia di tifosi. Campione ITF, era divenuta la grande promessa del tennis transalpino, l’uomo destinato a riportare in terra francese un trionfo slam che mancava (e manca) dal Roland Garros di Yannick Noah del 1983. Il ragazzo d’oro dallo strambo rovescio a una mano, che presto diventerà colpo simbolo del suo tennis. Sfortunatamente, però, Richard non è mai riuscito a mantenere quelle pesanti promesse: in un’epoca dominata dai soliti tre, per lui, non c’è stato spazio. O meglio.
Il francese ha conquistato 16 titoli in singolare, tutti di categoria 250, e raggiunto tre semifinali Major. La prima volta fu a Wimbledon, nel lontano 2007, quando, dopo una meravigliosa vittoria su Andy Roddick dove recuperò da due set di svantaggio, perse in tre parziali da Roger Federer.
Sei anni dopo, a New York, verrà battuto proprio da Nadal in tre set, dopo aver battuto Ferrer nel turno precedente.
Nel 2015, ancora a Londra, Gasquet lotta per cinque set prima di riuscire nell’impresa ed estromettere Wawrinka dal torneo, ma Djokovic non gli farà sconti al penultimo atto.
Uno dei “big three” per semifinale, affrontati in ordine di ascesa, nessun set vinto. Forse, in un’altra epoca, Richard…
Spintosi sino alla posizione numero 7 della classifica ATP, Gasquet è rimasto fra i migliori 100 per 19 stagioni e 956 settimane consecutive, ma senza mai riuscire a compiere il salto di qualità definitivo.
Che il peso delle aspettative lo abbia condizionato, è evidente: in patria, sulla superfice a lui più congeniale, non è mai riuscito a ad andare oltre i quarti di finale nel Major casalingo.
Un tennis eccessivamente passivo e una condizione fisica più limitata rispetto ad altri avversari, lo han sempre costretto a una dimensione media, spinto sempre più indietro da un tennis sempre più potente.