Se negli ultimi giorni si è parlato poco di tennis giocato, almeno in Italia, la colpa è di Jannik Sinner. L’unica colpa, peraltro indiretta ma inevitabile, visto che il n°1 del mondo è stato dichiarato innocente nonostante la sua positività ad una quantità irrisoria di sostanza dopante. Una delle prime conseguenze dirette della vicenda, oltre ai commenti di persone poco e/o mal informate, è stata la dolorosa ma inevitabile separazione da chi di questa vicenda è, direttamente o meno, il responsabile. Non una, ma ben due figure: Umberto Ferrara e Giacomo Naldi, rispettivamente ormai ex preparatore atletico e fisioterapista di Sinner.
“Umberto e Giacomo hanno rappresentato una parte importantissima per la mia carriera. Abbiamo lavorato insieme per due anni e abbiamo fatto un lavoro incredibile, con tanto successo e una squadra fantastica alle mie spalle” – ha spiegato il n°1 ATP durante il media day dello US Open. “Per via di quegli errori non ho più la fiducia necessaria a continuare con loro, l’unica cosa di cui ho bisogno adesso è un po’ di aria nuova. Gli ultimi sono stati mesi molto difficili“ – ha aggiunto Jannik, che a New York (come già a Montreal e Cincinnati) sarà seguito unicamente dai due coach Simone Vagnozzi e Darren Cahill.
Le ultime (e pure le prime) indiscrezioni, rilanciate da Eurosport Italia e riprese dai principali quotidiani sportivi nazionali, vedrebbero in pole position il nome di Marco Panichi per colmare – almeno parzialmente – il vuoto lasciato da Ferrara e Naldi.
Ma chi è Marco Panichi? Romano doc, classe 1964, Panichi ha un curriculum di enorme prestigio. La nazionalità italiana ha fatto sì che potesse lavorare con tanti nomi di rilievo del nostro tennis, da Sanguinetti a Santangelo fino a Schiavone, Fognini, Bolelli, Knapp e Vinci. La sua grande esperienza nel mondo del tennis, tuttavia, non si esaurisce certo all’Italia: Panichi ha grande esperienza internazionale, come dimostrato dalle collaborazioni con Kuznetsova, Hantuchova, Karlovic, Kohlschreiber, Li Na e altri ancora.
Tuttavia, il primo nome a cui viene immediatamente associato Panichi è indubbiamente Novak Djokovic. Insieme al serbo, Panichi ha sostanzialmente trascorso gli ultimi sei anni della sua vita professionale, prima in un breve periodo di un anno tra l’aprile 2017 e l’aprile 2018, quindi da metà 2019 fino ad un paio di mesi fa. A fine aprile 2024, infatti, Djokovic ha scelto di separarsi nuovamente dal suo storico preparatore atletico, dando seguito alla stessa scelta fatta un mese prima con Goran Ivanisevic. Cui Marco era davvero molto, molto legato.
Se è vero che Novak Djokovic è ormai arrivato a buon punto della sua “operazione smantellamento“, altrettanto vero è che per anni il serbo ha avuto alle spalle una squadra solidissima e affiatatissima. Ivanisevic (nel team Nole dal 2018) ha stretto un rapporto molto importante con Panichi, focoso, passionale e verace come lui. Decisamente l’opposto di ciò che solitamente vediamo di Jannik Sinner, ma non c’è dubbio che tra due grandi professionisti ci si possa comunque intendere a meraviglia.
Laureato in Sport Coaching e Psicologia nello Sport presso la NSU University della Florida, non tutti sanno che Panichi è stato anche lui stesso un atleta di alto livello, avendo conquistato per due volte il titolo di campione Italiano di salto in lungo. Come ogni romano che di rispetti, Panichi è anche un grandissimo tifoso di calcio – ovviamente della Roma. Curiosamente, Ivanisevic era laziale: durante le sessioni di allenamento di Djokovic non sono mai mancati amichevoli sfottò tra i due, che sembravano davvero fatti l’uno per l’altro su un campo da tennis.
Non è probabilmente un caso, infatti, che sia passato soltanto un mese dall’addio di Ivanisevic a quello di Panichi. Dopo tutti questi anni passati nel mondo del tennis, il 60enne romano ha anche inevitabilmente assunto competenze tecnico-tattiche notevoli. Sia in allenamento che, soprattutto, in quei match dove Nole allontanava Ivanisevic dal suo angolo, Panichi diventava talvolta quasi un vice allenatore.
Certo con Sinner, eventualmente, di questo non ci sarebbe bisogno. Ma di un preparatore coi fiocchi, abituato a lavorare con un numero uno del mondo, sicuramente sì. Una collaborazione che, secondo le indiscrezioni di questi giorni, potrebbe diventare ufficiale già dal post US Open.