PALERMO - Karolina Muchova è poesia tennistica, Qinwen Zheng e Diane Parry ci regalano un primo set di stordente qualità. È tutto pronto, l'atto conclusivo siciliano due finaliste Slam contendersi il titolo
Dal nostro inviato a Palermo
[1/WC] Q. Zheng b. [4] D. Parry 7-5 6-3
Un anno dopo, è ancora finalissima per Qinwen Zheng che sta sfruttando meravigliosamente l’invito richiesto – dopo la prematura eliminazione da Wimbledon – al Direttore del Palermo Ladies Open, Oliviero Palma, non essendosi inscritta per tempo al torneo. La tennista cinese riesce ad estromettere dall’evento siciliano la n.4 del tabellone Diane Parry, al termine di un match bellissimo – soprattutto il primo set ha presentato una qualità di tennis molto elevata con acme di purissima classe – dove si è imposta per 7-5 6-4 in oltre un’ora e mezza di confronto raffinatissimo.
Per la 2002 asiatica, quella di domenica, sarà la sesta finale della carriera, la seconda del 2024 dopo Melbourne. Si conferma invece una siepe invalicabile per la nizzarda quella delle semifinali WTA: dopo il Ko odierno è 0-4 nel circuito principale. Mentre la nativa di Shiyan dimostra ancora una volta di essere un’autentica bestia nera per le giocatrici francesi: 6-0 recita il bilancio di Qinwen al cospetto di transalpine.
Zheng vince il sorteggio e sceglie di rispondere. Le prime fasi sono di studio, ma le intenzioni tattiche sono chiarissime: Parry tenterà di cambiare spesso le carte in tavola, scegliendo opportunamente quando è meglio esibire il top spin fornendo perciò all’avversaria queste traiettorie piene di lift che sono complesse da addomesticare e che hanno la brutta abitudine di schizzare molto sui campi in terra; oppure quando è più utile tirare con grande forza impattando semi-piatto. Oltre a ciò, la monomane francese potrà anche affidarsi alle variazioni in slice per non dare mai alla n.7 WTA una palla uguale sulla diagonale sinistra: dalla classica frustrata in accelerazione, passare rapidamente al taglio con effetto il che significa anche l’uso della palla corta.
Diane deve però essere pronta ad una battaglia fisica: ne ha sicuramente i mezzi atletici e la struttura aerobica per poter sostenere tale sforzo. In più sarà essenziale per la ventunenne nizzarda avere un’elevatissima percentuale di prime in campo, che le permettano di comandare lo scambio con il dritto e rendere, a quel punto, più semplice lo sviluppo del proprio talento manuale.
Qinwen, da par suo, per quanto faccia della fluidità in pressione geometrica la propria cifra tennistica oltre che l’acceleratore dei suoi piani sequenza sul campo da tennis; ha nelle sue corde – come già dimostrato nei quarti – di uscire dal palleggio lungo con leccornie non presenti in tutti i menù: dalla smorzata in uscita dal servizio, al contropiede appuntito.
La prima fase del match è dunque bellissima: livello altissimo da parte di entrambe le giocatrici, cosa per nulla scontata nel gioco del tennis. Molte volte, infatti, in una partita ci sono picchi da un lato che controbattono a pesanti spegnimenti dell’interruttore relativo alla tensione nella metà campo opposta. Qui al contrario, è unicamente spettacolo abbacinante. Si contano solo vincenti: dagli schemi tipici della Costa Azzurra, con una quantità industriale di drop shot uscendo dalla battuta mixati ad attacchi tagliati in slice, fino al sempreverde splendido stilisticamente bimane della classe 2002 di Shiyan.
Il match è scoppiettante, sia la cinese che la francese servono alla grandissima: percentuali irreali di resa sia con la prima con la seconda (92% di realizzazione con la prima, 83% con la seconda per l’asiatica). Una prima frazione di qualità strabiliante, si apre definitivamente tra nono e decimo game. La prima a rompere l’equilibrio stagnante è Zheng, che strappa l’ordine dei servizi con questa sequenza: stampa il solito corposo frigorifero bimane direttamente in risposta che provoca il non forzato di Parry con il dritto per il 15-30, poi si inventa un chop in recupero che grazie anche ad un pizzico di buona sorte si trasforma in una palla corta vincente. Diane prova a reagire estraendo dal cilindro una veronica di Panattiana memoria più stop volley in rifinitura.
La seconda occasione però è quella buona: Qinwen rompe gli indugi e vola in battuta sul 5-4.
Arriva però il contro-break a zero che non ti aspetti. La finalista di Melbourne va in tilt con il diritto, mentre il corrispettivo transalpino tuona la Marsigliese: 5-5. Nonostante, tuttavia, una grandissima prestazione da parte dei fondamentali di inizio gioco giunge inevitabilmente il frangente in cui calano: si materializza difatti il terzo break consecutivo, dopo che nei primi 8 games non si era osservata neppure una singola palla break. La quarta favorita al successo palermitano sale 30-0 ma poi si blocca, subisce tre punti consecutivi rimandando Qinwen a servire per il parziale: la campionessa uscente non trema, 7-5 in 48 minuti.
La numero 58 del mondo rientra in campo nella seconda frazione decisa a modificare il registro dell’inerzia mentale e strategica della partita e i suoi obiettivi vengono in un primo momento anche rispecchiati tramite esecuzioni accurate, con ottimo timing e buona profondità. Tiene a 30 il suo primo turno di servizio per poi portarsi 15-40 in risposta, ma Zheng è freddissima. La tennista asiatica rimonta a suon di uno-due e in generale grazie ad un diritto ritrovato, annullando così la doppia opportunità di break francese che avrebbe significato un’iniezione di fiducia cruciale per Diane nel prosieguo del suo match. (1-1). Il livello della Regina palermitana ora è ritornato completamente quello di una Top 10: nei punti importanti adesso è una mattanza libidinosa. Perciò, all’interno del più scontato dei contrappassi danteschi, l’occasione non sfruttata provoca il perire con la stessa moneta: sempre 15-40, il primo S&V francese va a buon fine ma il secondo non contiene il passante di Qinwen. 2-1 e servizio a disposizione per Zheng. La n.1 del draw adesso è in modalità muro di gomma: sul 30-30 del sesto game, dopo che la nativa di Nizza si era rifatta sotto non batte ciglio. Nessun problema: dritto dalla parte opposta alla corsa bleu, prima lucidissima a togliere le pulci (4-2).
La partita è in cassaforte, Diane prolunga la sua agonia sventando la fine anticipata della sfida sul 5-3 ma una volta giunti al giudizio supremo Zheng non fa sconti: chiude al primo match point, 6-4 in 51 minuti.
[2/WC] K. Muchova b. I-C. Begu 6-1 6-1
Nel suo primo torneo su terra, dalla finale disputata e persa contro Iga Swiatek al Roland Garros di un anno fa, Karolina Muchova raggiunge l’ultimo atto al Country Time Club di Mondello, annichilendo la campionessa palermitana del 2022 Irina-Camelia Begu con un periodico 6-1 in appena un’ora e quattordici minuti. E’ la quinta finale della carriera per l’ex n.8 del mondo. Per la prima volta dopo undici anni, il torneo siciliano vede arrivare in finale le prime due favorite: prima del 2024, era accaduto nel 2013 con Errani e Vinci.
Pronti via ed è subito furibonda contesa: i primi due games si decidono ai vantaggi dopo 18 punti totali. Irina si guadagna anche una palla break nel secondo gioco, ma la ceca sbarra la strada per poi essere lei a prendersi il comando delle operazioni: strappo a 30, vidimato dal doppio fallo rumeno (2-1 e servizio Cechia).
Per la prima volta in questo torneo, Karolina si presenta senza nessun bendaggio. È il segno indistinguibile che la ventisettenne di Olomouc è ritornata a pieno regime, a poter splendere e far risplendere tutto ciò che la circonda con il suo immaginifico tennis. Non c’è più nulla da dire se non: attacchi controtempo con volée in tuffo, sortite offensive vincenti da ogni zona del rettangolo terroso. Il tutto sublimato da bombe turbo con la prima di servizio, dei comodini con pochi eguali nel tennis femminile: 6-1 in 36 minuti di totale supremazia.
79% di prime in campo, 73% (11/15) di trasformazione sulla prima e 75% di resa con la seconda.
La finalista al Roland Garros 2023 è una donna in missione: sale sulla palla con qualità stratosferica. Begu non sa più che pesci prendere e così il doppio fallo sullo 0-30 del quarto gioco la condanna definitivamente. La numero 142 del mondo, al principio, aveva una sola arma a disposizione: tempestare la rivale di winners o di un ritmo indemoniato da fondo campo – soluzione praticamente non sostenibile – che sfiancasse la ceca. Ma probabilmente anche qualora la trentatreenne di Bucarest fosse stata in grado di sciorinare tali apici tennistici, non sarebbe comunque servito a nulla. Muchova, quest’oggi, è qualcosa che fa rivedere priorità e verità centenarie, come quella che una sportiva non possa essere adorata come una divinità.
Il rovescio va che è un piacere, le palle corte che vengono sprigionate ti riscaldano il corazon. I dritti al fulmicotone delle frecce incandescenti. È un altro 6-1 di pura bellezza che si riscontra una famelica creatività straripante.
