Attualmente al nono posto della classifica mondiale di doppio, Ellen Perez è una fortissima interprete di questa specialità. La 28enne australiana, che è stata anche un singolarista Top 200 in grado di disputare tre main draw negli Slam, si è recentemente affermata ai vertici del ranking di doppio e ha formato una coppia molto solida, quinta nella Race 2024 e già presente alle WTA Finals del 2023, con la statunitense Nicole Melichar-Martinez. Perez è stata semifinalista agli US Open 2022 e al Roland Garros 2023, si è classificata seconda alle WTA Finals della scorsa stagione ed è stata finalista in ben quattro tornei WTA 1000, oltre ad aver conquistato sette titoli WTA, almeno uno per ogni superficie di gioco. Già presente a Tokyo 2021, dove ha raggiunto i quarti di finale in coppia con Samantha Stosur, Perez si è qualificata per le sue seconde Olimpiadi e farà parte del Team Australia anche a Parigi 2024, con il torneo che avrà luogo sulla prestigiosa terra battuta del Roland Garros. La nativa di Shellharbour è stata protagonista di un’intervista esclusiva con UbiTennis e ha parlato senza filtri di quanto significhi per lei giocare alle Olimpiadi, dei problemi che la disciplina del doppio deve affrontare al giorno d’oggi e di diverse tematiche relative al tennis dei nostri giorni.
D. Ellen, ti sei nuovamente qualificata per le Olimpiadi e sarai a Parigi per rappresentare l’Australia. Quali sono le tue emozioni al riguardo?
“Ovviamente è estremamente speciale, un onore poter giocare per l’Australia in quest’evento. Adoro avere la possibilità di vivere per un po’ in un ambiente di squadra. Quando sei nel villaggio olimpico e hai la possibilità di incontrare altri atleti australiani in giro, altre persone che la pensano come te, c’è un’atmosfera fantastica che tira fuori davvero il meglio da te stessa. Hai voglia di vincere per tutti loro, non solo per te stesso. Per me partecipare alle Olimpiadi è uno dei più alti riconoscimenti nello sport, anche se penso che abbiano un’opinione leggermente diverso. Ovviamente per alcuni giocatori i tornei del Grande Slam potrebbero essere la cosa più importante, ma penso che chiunque sia un po’ patriottico veda la medaglia d’oro come qualcosa di molto importante e molto grande in qualsiasi sport, anche nel tennis suppongo. Il campo di partecipazione è estremamente forte, sono poche le persone che scelgono di non giocare e penso che la medaglia d’oro dovrebbe essere rispettata in quanto un risultato straordinario. Io la metterei al di sopra degli Slam, ma questo riguarda me personalmente”.
D. La tua partner Melichar non è stata selezionata dal Team USA nonostante sia una Top 10 di specialità. Gradiresti, in quanto doppista, alcune modifiche nei criteri di qualificazione?
“Mi piacerebbe sicuramente vedere qualche cambiamento nei criteri di selezione per il doppio. Ovviamente in singolare si basa sulla classifica, non c’è discrezionalità, e penso che dovrebbe essere così anche per il doppio. Penso che considerino il doppio una disciplina a sé stante, ma allo stesso tempo è trattato come uno sport individuale: penso che sia l’unica disciplina in cui sia permessa discrezione, senza la possibilità di qualificarsi esclusivamente tramite il ranking. E questo non mi piace. Noi doppisti ci impegniamo molto, siamo bravi in quello che facciamo e penso che meritiamo il diritto di avere un criterio oggettivo per qualificarci, Top 10, Top 5, che sia anche essere il numero 1 al mondo. Se dai un criterio oggettivo per la qualificazione, non ci saranno domande, lamentele, o la sensazione di aver perso un’opportunità guadagnata sul campo. Non è una decisione facile, ma mi piacerebbe sicuramente spingere per rivedere un po’ i regolamenti”.
D. Parlando invece del Tour in generale, credi che il doppio possa essere promosso meglio in quanto prodotto?
“Sicuramente penso che si possa fare di più per il doppio, penso che non siamo molto ben pubblicizzati. Certo stiamo facendo sicuramente un lavoro migliore sui social adesso, parlando con i fan, pubblicando piccole clip multimediali di momenti divertenti, qualche highlight. Queste cose sono molto importanti anche solo per evidenziare che il doppio esiste e che ci sono dei bravi giocatori, ma penso che la WTA potrebbe fare forse un lavoro migliore inserendo qualche match di doppio sui campi più grandi dei tornei, promuovendolo meglio sotto questo aspetto. Non penso che i fan ai tornei vogliano necessariamente vedere solo i singolari. Penso che vogliano solo vedere del buon tennis e se avessero solo l’opportunità di vedere un doppio sul campo centrale, credo che lo apprezzerebbero. Forse potrebbe essere un’esperienza illuminante, potrebbero pensare “Oh, in realtà è piuttosto divertente, diverso”. E se non piacesse, questo non influirebbe comunque nella loro scelta di tornare o meno ad un torneo. Quindi penso che ci siano cose che potrebbero essere fatte, ma capisco che il singolare è un prodotto che si vende di più e ovviamente sarà sempre una dura battaglia per noi”.
D. A Madrid abbiamo visto l’ATP provare nuove regole nel doppio in relazione alle modalità di ingresso nel tabellone. Che ne pensi?
“So abbastanza bene cosa hanno cercato di fare a Madrid. Direi che l’inizio ritardato del torneo è una buona cosa e mi piacerebbe vedere questo nuovo sistema anche nel femminile. Ci sono molti tempi morti nel doppio. Arriviamo a questi tornei come Madrid e Roma di lunedì per giocare giovedì, ma potresti giocare anche venerdì, se non sabato. Diventa difficile per noi, è difficile per noi sapere quanta preparazione, ad esempio, dovremmo fare il mercoledì. Giocheremo domani o no? E poi potrebbe piovere e potresti non iniziare neanche domenica. Oppure devi rimandare il match perché le tue avversarie sono ancora in gara in singolare, stanno andando bene e magari devono giocare in sessione serale. A volte penso che sia meglio lasciare che i singolaristi giochino, fare iniziare il loro evento e dare loro la possibilità di sapere se vogliono davvero giocare in doppio, perché molte delle singolariste andranno a giocare il doppio ma sono un po’ infortunate o non vogliono essere lì. Alcune magari si ritirano dopo aver vinto una partita e ci sono molti walkover. Quindi mi piace molto l’idea e il concetto del torneo di doppio direttamente nella seconda settimana”.
D. Credi che voi giocatrici veniate considerate poco nel momento di prendere decisioni sui cambiamenti da apportare al gioco o al tour in generale?
“Penso assolutamente che i giocatori dovrebbero essere coinvolti di più: tante volte vengono prese delle decisioni e nessuno di noi ne era consapevole. In alcuni casi ci hanno risposto, “Questo è quello per cui voi avete votato”, e noi pensiamo “Chi ha votato?”, e quindi dobbiamo chiedere delucidazioni nelle chat con i membri del Players’ Council e ci chiediamo “Qualcuno davvero voleva ciò?”, e tutte dicono di no. Molte decisioni vengono prese senza ascoltare la nostra opinione. L’idea è che il Players’ Council parli per il nostro conto e alcuni di questi membri del Players’ Council creano chat di gruppo con le giocatrici che rappresentano per provare a chiederci cosa pensiamo delle relative tematiche. E finché siamo in grado di fornire il nostro feedback funziona bene, ma non molte ragazze contribuiscono e dicono la loro opinione su ciò che vogliono. Quindi si fa troppo affidamento solo sul Players’ Council, su sei o otto ragazze che danno un giudizio per conto dell’intero tour. Penso che sarebbe meglio se facessero più sondaggi e coinvolgessero tutte, ma il problema è che stiamo scoprendo che non molte giocatrici si preoccupano abbastanza. Pongono dei quesiti nella chat e sono circa due le ragazze che rispondono. Se a voi non interessa abbastanza dare la vostra opinione, come dovremmo combattere questa battaglia? Quindi personalmente mi piacerebbe saperne di più ed essere attiva, dire quello che penso, ma è una situazione difficile”.
D. Se potessi scegliere solo un trofeo da vincere nelle prossime settimane, preferiresti l’oro olimpico o un titolo a Wimbledon?
“Ho sempre detto che avrei preferito vincere l’oro alle Olimpiadi e soprattutto insieme a qualcuno come Daria Savile, una delle mie migliori amiche. Per me sarebbe davvero speciale, qualcosa che rimarrebbe con me per tutta la vita. Penso che ovviamente sarebbe fantastico vincere un Grande Slam in doppio, ma non ha lo stesso prestigio della medaglia d’oro. Conquistare l’oro a Parigi sarebbe come vincere per qualcosa e qualcuno più grande di me, e sicuramente penso che preferirei vincere l’oro a Parigi piuttosto che il titolo a Wimbledon se dovessi sceglierne solo uno”.