Così l’allenatore ed opinionista Pierpaolo Alderisi ai microfoni di Globus Television nel corso di ‘Calcionate – I Commenti in Casa RossAzzurra’:
“Giocare contro l’allenatore significa giocare contro se stessi e la tua stessa squadra. Non credo che i giocatori abbiano remato contro l’allenatore, ma che siano potute nascere delle difficoltà in qualche elemento che ha trovato meno spazio. Probabilmente il tempo intercorso fra l’ingaggio di Tabbiani e la partita di Potenza non è bastato per trasmettere le idee di gioco e quell’unità d’intenti necessaria per affrontare un torneo difficile come la Lega Pro. Al di là dei limiti di espressione di gioco, in molte partite la squadra sembrava non riuscire ad affrontare le difficoltà che la gara stessa proponeva. Questo non ha facilitato il percorso, anzi lo ha reso ancora più difficoltoso. Nel frattempo i risultati erano altalenanti, in questi casi quasi sempre a pagare è l’allenatore. Credo che sia stato dato un tempo corretto all’allenatore e allo staff per cercare di mettere in campo i principi di gioco, fino alla decisione che poi è stata presa dell’esonero. Dispiace sempre quando avvengono queste cose ma credo fosse necessario al di là del risultato per quanto la squadra non riusciva ad esprimersi con continuità. In qualche partita lo faceva per alcuni minuti, in altre occasioni non riusciva ad acquisire una identità di squadra continua. Si è resa quasi inevitabile la decisione societaria di esonerare l’allenatore”.
“Sicuramente c’era già qualcosa nell’aria, in quanto la società vedeva come la squadra non rispettasse le aspettative iniziali. E’ scontato dire che se il Catania avesse vinto a Potenza non sarebbe stato esonerato Tabbiani, ma immagino che la società avesse già preso in considerazione un piano B in chiave esonero. Le parole di Silvestri nel post gara di Potenza sono parole abbastanza sintomatiche, perché con poca anima in un torneo del genere questa mancanza di atteggiamento la paghi”.
“Ho notato in molte partite che la manovra offensiva del Catania spesso era prevedibile, non si riusciva ad uscire da binari di prevedibilità portando il gioco sull’esterno per poi cercare di andare a crossare dalla parte destra o sinistra del campo, portando palla su Chiricò che poi si accentrava e tirava. Le squadre studiano il tuo modo di attaccare. E’ mancata imprevedibilità nel gioco offensivo, la capacità di adottare temi differenti, il gioco aveva sempre sbocco per il 90% dei casi sulle zone laterali della retroguardia avversaria”.
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L'articolo ALDERISI: “Tabbiani, dato il giusto tempo. Gioco offensivo prevedibile. Esonero necessario” proviene da Tutto Calcio Catania.