Una decina di cittadini indiani e pakistani, tutti con regolare permesso di soggiorno ma tutti alloggiati in un immobile inagibile di via Fornase, nelle campagne fra Oderzo e Rustignè. È così che la polizia locale comandata da Andrea Marchesin ha fatto scattare lo sgombero dei locali, facendo salire a tre gli interventi di questo tipo dall’inizio dell’anno. All’interno la polizia locale ha trovato anche cumuli di spazzatura.
Il caso emerso ieri grazie all’operazione della polizia locale fornisce un sostegno ulteriore all’allarme lanciato pochi giorni fa in consiglio comunale dalla sindaca Maria Scardellato, che aveva avvertito di come il Comune si trovasse a dover affrontare un vera emergenza: case occupate o alloggi abitati sebbene inagibili, con l’amministrazione però si trovava di fronte a un bivio: chiudere gli occhi o far rispettare la legge col rischio di mandare per strada quelle persone o verso una successiva occupazione?
Il lavoro della polizia locale ha portato anche ad altri risultati: «Nello svolgimento dei nostri controlli è stata riscontrata la presenza in particolare di un cittadino tunisino destinatario di un provvedimento di espulsione.
Questo tipo di controlli sono stati agevolati anche dal fatto che la polizia locale già da qualche anno ha provveduto ad effettuare un censimento di tutti i fabbricati dismessi o abbandonati, possibili obiettivi per dimora irregolare, ovvero ricettacolo di attività di spaccio. Tutti gli immobili vengono costantemente monitorati e controllati con il cane antidroga», sottolinea il comandante Marchesin, che ribadisce come le attività siano volte a prevenire e contrastare il caporalato, l’abusivismo abitativo, il sovraffollamento e i subaffitti irregolari a lavorato stranieri.
«È stata preziosa anche la collaborazione in alcuni casi di carabinieri e guardia di finanza», afferma.
La sindaca Scardellato ha ringraziato la polizia locale per il suo lavoro, sottolineando come il Comune possa intervenire solo per verificare che gli alloggi non siano sovraffollati o che nessuno abiti in quelli dichiarati inagibili: «Il nostro lavoro è quello di verificare che in un alloggio non ci siano più persone del dovuto e ci sono molti casi in cui questo non avviene. Le indagini ulteriori spettano a carabinieri e guardia di finanza, con la quale collaboriamo ad esempio per il problema dei subaffitti o degli affitti in nero. Riusciamo a scoprire le occupazioni abusive grazie a un esteso lavoro di controllo del territorio», ricorda.
Il primo cittadino non si sbilancia quando le si chiede se dietro al caso di via Fornase ci possa essere un problema di caporalato («per dirlo altri dovranno fare indagini», fa presente), ma il territorio opitergino è tuttaltro che immune al fenomeno.
A luglio lo ha denunciato la Flai Cgil Veneto, riportando un caso denunciato proprio da alcuni braccianti che operavano nelle nostre campagne: «Si tratta di tredici braccianti di origine indiana che sono caduti nella rete dello sfruttamento lavorando e vivendo in condizioni indecenti e disumane. Tutto questo si è consumato per diversi mesi, circa 50 braccianti hanno vissuto in un casolare della Marca in condizioni para schiaviste sotto la minaccia di caporali senza scrupoli che li costringevano a lavorare fino a 14 ore al giorno», avevano avvertito in quell’occasione.