Non è arrivato nessun avviso di partecipazione all’autopsia sul corpo di Anica Panfile e quindi la causa della morte della donna non sarebbe più valida. Franco Battaggia ha presentato, tramite il suo legale, Fabio Crea, la richiesta di nullità dell'autopsia e revoca della misura cautelare in carcere. L’istanza è stata presentata lunedì pomeriggio dall’avvocato Crea con l’obiettivo di arrivare ad annullare la misura cautelare in capo a Battaggia, l’unico sospettato della morte della trentunenne rumena uccisa barbaramente a maggio scorso e il cui corpo è stato poi buttato nel Piave, dove è stato recuperato dopo tre giorni, il 21 maggio del 2023.
Se l’autopsia, che all’epoca era stata condotta dall’anatomopatologo Antonello Cirnelli, risultasse nulla, allora non sarebbe più valida la causa della morte e quindi si potrebbe contestare l’accusa di omicidio e di conseguenza si potrebbe arrivare alla scarcerazione del 77enne titolare de El Tiburon, la pescheria di Spresiano. Il 24 maggio dell'anno scorso quando fu compiuto l’esame autoptico, l’uomo non era ancora indagato. Cosa avvenuta non appena arrivato l’esito dell’autopsia. Su questo assunto si baserebbe la mossa della strategia dell’avvocato Crea messa a segno nei giorni scorsi e rivolta al gip Carlo Colombo.
«Riteniamo che il mio assistito dovesse essere avvisato al di là della normale iscrizione nel registro degli indagati, anche la persona su cui esistono consistenti sospetti, per quanto non ancora indagato, ha il diritto di nominare un consulente che partecipi all'esame», conferma l’avvocato Crea. In settimana dovrebbe arrivare una risposta.
Cosa che potrebbe cambiare le sorti del processo e di Franco Battaggia. Se l'istanza presentata dal difensore venisse accettata, non solo Franco Battaggia riguadagnerebbe la libertà, dopo quasi sette mesi di carcere, ma è altamente probabile che l'intera inchiesta verrebbe messa in discussione e che quindi il prossimo 8 novembre quando è stata fissata l’udienza per il giudizio immediato (fortemente voluto dalla Procura) nei confronti del re del pesce, che dovrà rispondere anche dell’accusa di occultamento di cadavere, potrebbe prevedere dei colpi di scena.
Battaggia, com’è noto, fu l’ultima persona a incontrare la donna rumena nella sua casa ad Arcade. Battaggia si è sempre difeso sostenendo che Anica, che il giorno della sua scomparsa era andata a casa sua per ritirare il modulo del Cud, visto che era stata in passato una sua dipendente alla pescheria e doveva vedersi con un uomo, dopo quella visita, cosa mai confermata.
Gli investigatori, anche grazie ai riscontri del Ris di Parma, sono convinti che Battaggia abbia uccciso la donna al culmine di una lite, dopo aver assunto una dose massiccia di cocaina, cosa confermata dell’autopsia. Il medico legale Antonello Cirnelli ha, infatti, stabilito che la cuoca rumena è stata prima tramortita da una serie di colpi alla testa con un oggetto contundente e poi soffocata a mani nude, tappando naso e bocca, facendo una pressione così forte che sulle labbra interne è stato rilevato lo stampo dei denti. La sera stessa, quella del 18 maggio, avrebbe avvolto il corpo intorno ad un tappeto e l'avrebbe scaricato nelle acque del Canale della Vittoria a Lovadina.