Ci sono già due persone sotto inchiesta per il rogo doloso del bar Dolce Caffè di vicolo Marangon a Quinto. I carabinieri sono risaliti alla loro identità grazie all’incrocio dei dati raccolti dai racconti di alcuni testimoni e dalle immagini dei sistemi di videosorveglianza disseminati lungo la via di fuga dell’auto dei piromani. I due sospettati sono stati perquisiti dagli investigatori poche ore dopo il rogo.
Gli sono stati sequestrati i cellulari e i vestiti con ogni probabilità indossati la notte dell’attentato.
Il sostituto procuratore Gabriella Cama, che coordina le indagini, sta ricostruendo tassello dopo tassello la vicenda. Prima si cerca di individuare con certezza i piromani e poi si cercherà di capire il movente. Per il momento si indaga a 360 gradi: si batte la pista del racket, della gelosia di qualche esercente della zona ma anche la pista personale. Ieri la barista Sara Puppato s’è rinchiusa nel silenzio e non ha voluto parlare. Preferisce che le indagini facciano il loro corso. A preoccupare gli inquirenti è stata l’escalation di avvertimenti di cui Puppato è stata bersaglio da quando, l’8 marzo scorso, ha rilevato la gestione del locale pubblico di Quinto.
Dopo poco più di un mese, il 16 aprile, l’imprenditrice che vive a Morgano aveva ricevuto uno scritto anonimo in cui veniva minacciata: “Vai via dal bar altrimenti ti facciamo del male”. Il 17 giugno scorso, invece, la vetrata principale del suo bar era stata presa a martellate e danneggiata.
Un crescendo di minacce che ha portato al rogo doloso dell’1.40 della notte tra lunedì e martedì quando due individui, probabilmente di origine marocchina, si sono introdotti nel locale, dopo aver scavalcato una recinzione sul lato destro e frantumato il vetro della finestra del bagno.
Una volta all’interno, si sono diretti verso la bombola del gas. È da lì che hanno fatto partire le fiamme aiutandosi anche con della benzina. Il surriscaldamento delle bombole ha fatto il resto: il boato, l’esplosione e il rogo. Alcuni testimoni raccontano di aver visto i due piromani allontanarsi a bordo di un’auto di colore scuro e poi ripassare davanti al locale in attesa che l’esplosione facesse il suo corso.
Allo scoppio è seguita la deflagrazione, una scheggia si è andata a conficcare sulla parete della casa a fianco, solo la fortuna ha voluto che nessuno passasse in quel momento, altrimenti avrebbe potuto essere colpito mortalmente. Sul posto sono intervenuti immediatamente i sanitari del 118 e le squadre dei vigili del fuoco arrivate da Treviso con due autopompe, l’autobotte e 12 operatori coadiuvati dal funzionario di guardia e hanno lavorato fino oltre le 4.
I pompieri sono riusciti poi a circoscrivere e spegnere le fiamme, evitando un rogo generalizzato della struttura.