Il racconto: «Lui si è allontanato con i pantaloni abbassati, lei era sotto shock. Sono stata in sua compagnia finché non è stata soccorsa da un gruppo di amici»
Una ragazzina che si divincola da un uomo con i pantaloni abbassati nel bagno femminile.
Un individuo di colore, alto e magro: così è descritto il palpeggiatore che è entrato in azione venerdì 21 giugno alla stazione, davanti alla toilette femminile.
Così come è di origini straniere la ragazza che ha subìto le molestie.
In aiuto della ragazzina sono intervenuti una donna e poi degli amici.
«Massima solidarietà e vicinanza alla ragazza: simili atti sono sempre deprecabili e vanno fermamente condannati e perseguiti – sono le parole di Olga Rilampa, presidentessa provinciale della commissione Pari opportunità -. Ringrazio chi ha prestato aiuto dimostrando senso civico, auspico che le indagini in corso portino a individuare il colpevole e ad assicurare il rispetto della normativa di recente inasprita e ad adottare tutte le misure preventive per evitare che simili atti non possano più accadere».
A soccorrere la ragazza vittima delle molestie è stata una coneglianese, Silvia Collodel, che ripercorre l’accaduto.
Cos’è successo venerdì?
«Ero andata nel bagno della stazione a lavarmi le mani, mi è venuta incontro una ragazzina, credo non fosse nemmeno maggiorenne, dicendomi che c'era un uomo dentro il bagno. Io gli ho intravisto i piedi dalla fessura sotto la porta dei servizi igienici, lui aveva dei sandali. Mentre uscivo ho sentito l’inizio di un dialogo acceso e ho capito che c'era un approccio improprio. Ho sentito come uno schiaffo, probabilmente una pacca sul sedere. Lei si è divincolata e si è messa a gridare: “Mi ha toccato il seno, mi ha toccato il seno”».
È accorso qualcuno?
«La ragazzina è andata verso gli uffici della Polfer ma in quel momento non ha trovato nessuno. Era spaesata. Non avevo mai visto nessuno dei due. Lui era alto e magro».
Chi l’ha aiutata?
«Lui è uscito dal bagno mezzo nudo, era in mutande e aveva i pantaloni abbassati, indossava una camicia. Gli ho chiesto se sapeva che quelli erano i bagni delle donne e lui mi ha risposto che non se n'era accorto e se ne è andato via di corsa. Ho poi cercato di tranquillizzare la ragazza e le ho detto che sarei rimasta lì con lei finché non fosse salita sul treno, per non lasciarla da sola. Poi è andata verso il binario 2, perché c’erano delle sue amiche e amici».
L’uomo nel frattempo è fuggito?
«Per la verità dopo è tornato. Gli amici della ragazza lo hanno affrontato, riprendendolo: “Ti rendi conto di cosa hai fatto?”. Lui sembrava far finta di non capire, continuava a chiamarla “sorella”. Mi sono allontanata quando ho visto che la stavano proteggendo i suoi amici, si era formato un gruppo di persone attorno a lei per aiutarla».
Perché ha deciso di segnalare l'aggressione?
«Perché non è tollerabile che un uomo palpeggi una ragazza che lo respinge. Poi dovrà essere lei, se vorrà, a fare denuncia. Ho voluto mettere in guardia anche altre ragazze, che non vadano da sole in bagno alla stazione. Non avrei mai potuto pensare che potesse accadere una cosa del genere. Più di soccorrere quella ragazzina, che era sotto shock, e di avvertire le altre ragazze, in quel momento non potevo fare. Alla stazione girano tante teenager, non so se quell’individuo possa ripresentarsi, è un rischio».