I fiori di ciliegio caratterizzano la primavera giapponese. Sono di un rosa più tenue delle maglie del Benetton in occasione del quarto di finale di Challenge Cup vinto per 39-24 contro Connacht, ma i Leoni sperano di sbocciare in questo periodo dell’anno, proprio come accade a loro in Oriente.
Monigo, più che un salotto primaverile, era un catino bollente per la gara contro gli irlandesi, un remake più nobile rispetto a quello del sabato pasquale che sorrise ai Leoni solo all’ultimo. E’ ancora semifinale, come l’anno scorso, in una prestazione che certifica l’ottimo stato di forma degli uomini di Bortolami, cotti a puntino nel momento stagionale che conta di più.
Nel primo tempo Connacht si vede solo in apertura e chiusura: dopo meno di 60’’ gli irlandesi segnano la prima meta con Heffernan sullo sviluppo di un drive, Hanrahan trasforma dalla piazzola. 0-7, da qui inizia la sinfonia biancoverde, bravi subito a punire con la stessa moneta gli ospiti.
Darragh Murray placca alto Mendy, che lascia subito la contesa, dopo la revisione sugli schermi la terna scozzese guidata da Adamson estrae il giallo al seconda linea ospite.
Si diceva del Benetton bravo a capitalizzare sulla stessa situazione in cui aveva subito in precedenza: drive nei 22, a schiacciare il pallone è Gianmarco Lucchesi, al primo gettone dopo il Sei Nazioni. Con la superiorità numerica Lamaro & co. premono sull’acceleratore, al 13’ Umaga trova Ruzza sul lato debole con campo a disposizione, sulla ruck si avventa Menoncello che fa mettere la freccia al Benetton.
Ma, se Albornoz aveva trasformato in occasione della prima meta, ora chiude troppo il sinistro (12-7). Snyman rileva un Ruzza acciaccato da eroe, poi cominciano i primi errori di giornata: in-avanti di Negri su una situazione golosa a campo aperto dopo il lavoro di Garbisi e Umaga, con l’inglese che, udite udite, non piazza un calcio dopo un fallo guadagnato da Ferrari in mischia. Ma nella sagra degli errori Connacht fa razzia e si mette il vestito di Babbo Natale con mesi di ritardo.
Su un’indecisione collettiva non perdona Rhyno Smith, rapace con il piede a portarsi l’ovale in meta, Albornoz trasforma e si prende la scena al 27’. Calcio di destro (!) a ribaltare il campo, scippo sul pisolino di Heffernan e quarta meta di squadra. 26-7, a Monigo i più ingenui pensano sia tutto già in discesa.
Grosso errore. Connacht tira fuori gli artigli come l’aquila nello stemma che porta sul petto, spinge il Benetton a ripetizione dentro i 22 e fa vedere i fantasmi ai Leoni.
Drive su drive, forzature e fiato sul collo, al primo tentativo dalla touche la meta viene annullata (in colpevole ritardo) dal TMO per ostruzione di Boyle, Halafihi commette una penalità in ruck e Connacht va per il drive nei 22. Boyle stavolta va a in meta, Hanrahan trasforma, 26-14 alla pausa.
Menoncello dà il buon esempio e mangia metri a campo aperto, al secondo grosso guadagno territoriale c’è una penalità della difesa, Umaga cestina ancora dalla piazzola e i punti sfumati per i Leoni diventano 8. Fa niente, perché gli uomini di Bortolami tengono le redini della gara e Umaga al 52’ ha un’altra chance per piazzare, questa volta non sbaglia (29-14).
Un turnover riporta i Leoni sulla terra, dopo una costruzione reiterata Connacht trova un buco, Blade innesca Aki che alla prima giocata significativa di una gara anonima entra nel tabellino.
Hanrahan non ha il ghiaccio nelle vene, come il collega Carty due settimane fa, gli irlandesi accorciano a -10. Altro mattoncino di Umaga con il piazzato in uno sviluppo in cui Brex aveva regalato un cioccolatino a Ratave, ma sul 32-19 non si può stare tranquilli.
A maggior ragione se l’arbitro Adamson chiude più di un occhio su qualche irregolarità dell’attacco irlandese, anestetizzato definitivamente da un calcio di Albornoz. Già, lo stesso tucumano MVP della gara, che mette la ciliegina sulla torta alla sua partita e a quella dei Leoni con una meta sfolgorante dopo aver raccolto un suo calcio.
Come nel primo tempo, stavolta senza regali degli avversari. E a poco serve la meta di Oliver, il Benetton ha il break dalla sua parte.
E’ semifinale come l’anno scorso, stavolta con meno sorprese e qualche ambizione in più. Monigo in visibilio, chiudete le valigie, si va a Gloucester.