Elly Schlein lo va ripetendo ossessivamente: “Questa è una vittoria plurale e collettiva a cui hanno contribuito tutte le forze progressiste: ci indica la direzione per costruire l’alternativa alle destre”. Un messaggio che la segretaria ha voluto lanciare tanto dai comitati elettorali di Michele de Pascale in Emilia Romagna e Stefania Proietti in Umbria, dove si è precipitata facendo la spola ieri sera, tanto in una lunga intervista di oggi a Repubblica. La rassicurazione sull’esito delle regionali, però, non basta a d archiviare i mal di pancia del M5S, che si ritrova alle prese con una vittoria disastrosa. Giuseppe Conte ha chiamato entrambi i neogovernatori per complimentarsi, ma – come ha spiegato a Proietti – “non riesco a raggiungerti per festeggiare e abbracciarti, l’Assemblea costituente mi blocca a Roma”. Perché, benché i suoi vadano proclamando l’importanza del contributo del Movimento per il risultato nelle due regioni, è evidente che all’incasso va solo il Pd e che il contraccolpo si farà sentire, tanto più nell’imminenza di “Nova”, l’assemblea in cui i pentastellati puntano a risolvere le loro contraddizioni.
Il M5S in Umbria è passato dal 7,4% del 2019 al 4,7% di oggi; in Emilia Romagna è sceso al 3,6%, sotto Avs che è al 5,3% e soprattutto sotto la lista Civici con de Pascale in cui sono confluiti i candidati di Italia Viva, che ha preso il 3,8%. Peggio dei pentastellati ha fatto solo il cartello di Azione, Psi, Pri e +Europa che si è fermato all’1,7%. Per quanto si vogliano consolare dietro lo schermo della vittoria della coalizione, è evidente che al Campo Marzio c’è poco da stare allegri. Anche perché più dei numeri impietosi in assoluto, pesano i numeri impietosi in relazione alla crescita del Pd.
È chiaro che, al di là dei messaggi rassicuranti della segretaria, i dem hanno già lanciato un’Opa ostile sull’alleanza. “È evidente una cosa, che il Pd è cresciuto ovunque, anche nelle realtà in cui abbiamo perso (nelle precedenti regionali, ndr). Con questi numeri continueremo a lavorare per l’unità del centrosinistra contro la destra di Giorgia Meloni e Matteo Salvini”, ha detto in un’intervista al Corriere della Sera il capogruppo al Senato Francesco Boccia, rispondendo a una domanda su un eventuale cambiamento dei rapporti nella coalizione in vista delle prossime regionali e, più nello specifico, sulla possibilità che si ripropongano “veti” o su quella che il Pd sia meno “accondiscendente”.
Nel M5s c’è chi fa pubblicamente buon viso a pessimo gioco e chi a taccuini chiusi sottolinea l’angolo in cui si è ritrovato il Movimento. Gli uni e gli altri a seconda del posizionamento di partenza, ovvero che siano fautori o meno dell’abbraccio – anche se soffocante – con il Pd. “Una vittoria del campo progressista. Abbiamo costruito un percorso solido, partendo dai temi e dai programmi: dalla tutela della sanità pubblica al sostegno alle persone più fragili. Buon lavoro ai nuovi presidenti di Regione!”, ha esultato Roberto Fico, presidente del Comitato di garanzia del M5S. “Il MoVimento riparta ora con questo spirito e si impegni dando il suo contributo a questi due meravigliosi Presidenti!”, ha scritto il capogruppo al Senato, Stefano Patuanelli, approfittandone sostanzialmente anche per rivendicare posti nelle giunte. Ma nel M5S c’è anche tutta un’ala, che già prima di questa debacle, sosteneva che “non è il momento per un’alleanza stabile con il Pd”, come esplicitato un paio di settimane fa da Chiara Appendino in un’intervista al Fatto quotidiano. Lo stesso quotidiano oggi rivendica la vittoria in Umbria come una “sorpresa giallorosa”, cercando di sottrarre il successo di Proietti al cappello dem. “È la candidatura di una sindaca, nonché di una civica, non assimilabile a nessuno dei partiti della coalizione, che si è rivelata vincente”, si legge nell’articolo. Difficile però pensare che qualcuno nel M5S, su qualunque posizione si collochi, possa crederci davvero.
L'articolo Conte ancora più nei guai: Schlein rassicura, ma sull’Assemblea M5S piomba l’Opa ostile del Pd sembra essere il primo su Secolo d'Italia.