Giovani spietati, risse brutali e omicidi efferati: da Sharon Verzeni all’omicidio di Rozzano, tutto resta senza un perché. E nel frattempo, volano i coltelli nel far west di Roma, che stavolta offre come set di una violenza senza tetto né legge il quartiere Ostiense, teatro di una malamovida che nella notte scorsa, a ridosso dell’alba, ha registrato l’accoltellamento di tre ragazzi all’uscita di una discoteca in Via Ostiense.
I soccorritori hanno trasferito uno di loro – 18 anni, ferito alla schiena – al San Camillo. Un coetaneo raggiunto da un fendente alla spalla, è ricoverato al Santo Spirito. Mentre il fratello 20enne di uno dei due si trova ora al San Giovanni con una ferita al fianco. Tutti e tre refertati come codici rossi, non sarebbero in pericolo di vita. Impegnati nelle indagini, per accertare dinamica e motivi dell’aggressione, i poliziotti del commissariato Colombo. Non ancora identificati i responsabili.
Ma questo è solo l’ultimo episodio di una violenza giovanile che, tra risse del weekend di bagordi, aggressioni brutali quanto improvvise, curiosità morbose per il male in tutte le sue declinazioni, segnalano un crescente fenomeno tra i giovani: quello di una fascinazione per una violenza gratuita, spesso finalizzata a uccidere, più comunemente a infierire con efferatezza, ma sempre senza un reale movente.
Un fenomeno in inquietante escalation che oggi aggiunge al drammatico elenco di vittime innocenti colpite a morte a caso, o per futili motivi, l’omicidio di Manuel Mastrapasqua, il 31enne accoltellato e ucciso a Rozzano, nell’hinterland milanese, la notte tra il 10 e l’11 ottobre scorsi. Un delitto che ha sconvolto la comunità milanese e un Paese intero, di cui è sospettato un 19enne italiano residente a Rozzano, ritenuto responsabile dell’omicidio. Il giovane, al termine dell’interrogatorio del pm di Milano, è stato sottoposto a fermo, ritenuto responsabile dell’aggressione mortale alla vittima, compiuta a scopo di rapina: per impossessarsi di un paio di cuffie di poco valore (intorno ai 15 euro o giù di lì). Cuffie che, nel corso delle perquisizioni, sono state ritrovate, buttate in un recipiente poco lontano dall’abitazione del sospettato.
E c’è di più. In un passaggio dell’interrogatorio reso al gip Domenico Santoro dal 19enne che ha confessato di aver ucciso con una coltellata Manuel Mastrapasqua a Rozzano, ha sostenuto: «Quando ho incrociato quell’uomo al buio, ho pensato di rapinarlo». Eppure, il suo legale, che «per motivi personali» ha poi rinunciato al mandato, ha detto anche che l’assistito «per un’ora e mezza ha spiegato tutto nel dettaglio», aggiungendo però che «non ha fornito alcuna motivazione alla sua improvvisa idea di rapinare il 31enne». E, addirittura, di non essere consapevole sulle prime di averlo ucciso…
Casi come questi aprono su un baratro scioccante su quanto si sta verificando sotto i nostri occhi. Come ci siamo ritrovati ad osservare dopo l’omicidio senza un perché della povera Sharon Verzeni, uccisa nella notte tra il 29 e il 30 luglio da un 31enne che, sul caso, ha dichiarato sconcertantemente: «Ho avuto un raptus. L’ho vista e l’ho uccisa»… E proprio come dopo la strage familiare di Paderno Dugnano, con il primogenito diciassettenne autore dell’omicidio del fratellino e dei genitori, che ha confessato l’eccidio dei suoi cari senza riuscire a indicarne le ragioni e sviando su movente e premeditazione.
E ancora: dopo l’assassinio di Maria Campai a Viadana (Mantova), vittima di un 17enne ora accusato di femminicidio, che l’ha contattata online e poi uccisa «con una mossa di wrestling», stringendole intorno al collo braccio e avambraccio. Così come, infine, dopo la feroce aggressione di un imprenditore 60enne massacrato con una mazza da baseball nel garage di casa a Monza da un ragazzino. Un accanimento, quello dell’aggressore, che ha infierito sulla vittima con 19 colpi di mazza da baseball, fino a spezzarla, e ferendolo gravemente, non al culmine di una lite, o per un rancore pregresso, o riconducibile a qualunque altro ipotetico pretesto si possa immaginare: niente, non c’è niente di niente dietro tanta e tale ferocia. Ed è lo stesso ragazzo a confermarlo agli inquirenti, dichiarando sulla vicenda: «Lui o un altro per me era lo stesso…».
Insomma, quello che si delinea è il quadro di delitti e pestaggi feroci senza alcun movente. A cui si aggiungono, come se ce ne fosse bisogno, le risse, spesso letali, del sabato sera. Una efferatezza gratuita, scioccante, che lascia senza parole l’opinione pubblica. Inconsolabili i familiari delle vittime “scelte” a caso strappate alle loro vite senza un contenzioso, senza un motivo, senza un pregresso o un contesto che possa in qualche modo preludere al precipitare degli eventi. E, oltretutto, che lascia gli investigatori impegnati su casi senza un movente di cui è sempre più complicato e surreale arrivare al bandolo della matassa.
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