È bastata una denuncia a mettere in moto la macchina d’indagine che ha stanato un falegname alle prese con lavori di manutenzioni nelle case nobiliari di Firenze dove, individuato un succulento bottino, avrebbe rubato opere d’arte, ora fortunatamente recuperate. E i numeri sono da brividi: 695 opere tra libri preziosi, ceramiche e dipinti rubati in quattro lussuose case nobiliari fiorentine. Il tutto per un valore stimato di oltre 3 milioni di euro. Tra i beni depredati, tra l’altro, un dipinto di Giovanni Fattori. Un testo firmato da Giorgio Vasari. E un servizio di piatti realizzato per il Quirinale.
Dodici dunque le persone della provincia di Firenze indagate per vari reati, e tra loro, un falegname addetto alle riparazioni considerato l’autore materiale dei furti nelle aristocratiche dimore. È il bilancio dell’attività investigativa, coordinata dalla procura di Firenze, e condotta dal nucleo carabinieri tutela patrimonio culturale del capoluogo toscano, in collaborazione con l’FbI e il Raggruppamento investigazioni scientifiche dell’Arma dei carabinieri. Un’indagine articolata e complessa, durata circa tre anni.
Dunque, stanato un falegname furbetto e con lui una decina di collaboratori fraudolenti, ora tutti indagati. Finiti al centro dell’operazione dei carabinieri che, oltre a segnare nel registro i nomi attenzionati, ha recuperato opere di rilievo culturale e artistico, tra cui figurano quadri, libri e porcellane, per un valore complessivo di oltre 3 milioni. Come anticipato in apertura, del resto, tra queste c’è un dipinto di Giovanni Fattori. Un testo firmato da Giorgio Vasari. E non ultimo un servizio da tavola realizzato per il Quirinale.
L’indagine, secondo quanto spiegato in una nota, trae origine dalla denuncia di furto, presentata nel 2021 da un fiorentino, dell’opera libraria di Leonhart Fuchs dal titolo “De Historia Stirpium Commentarii Isignes” (Basilea 1542). Il lavoro, individuato sul sito di una casa d’aste fiorentina a distanza di un anno esatto dalla sua denuncia da parte del proprietario, è stato poi sequestrato a Firenze a un antiquario veneto. Un soggetto ritenuto, nel corso delle indagini, acquirente in buona fede. Da quel momento è scattata l’attività investigativa che ha coinvolto, a vario titolo, complessivamente 12 indagati. Nei confronti dei quali sono state compiute altrettante perquisizioni, consentendo alla fine il recupero dei 695 opere d’arte.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, i furti sarebbero stati messi a segno nel corso di un quinquennio da uno degli indagati – un artigiano falegname tuttofare – all’opera mentre svolgeva piccoli lavori di manutenzione nelle ville nobiliari fiorentine. Dimore di pregio in cui i beni erano custoditi. Valori che, una volta depredati, sarebbero poi stati immessi, a distanza di tempo dal furto, sul mercato antiquariale nazionale e, in alcuni casi, in quello estero.
Pertanto, anche a causa dell’esportazione fuori dai confini nazionali delle opere, le autorità al lavoro sul caso hanno chiesto e ottenuto la collaborazione all’indagine inizialmente dell‘Fbi. E poi, successivamente, del servizio Interpol. Un lavoro sinergico mirato a tentare di far rientrare in patria, mediante un’azione stragiudiziale, alcune opere legittimamente acquistate da ignari collezionisti, negli Stati Uniti. Negli Emirati Arabi. E in Inghilterra.
Quindi, nel corso delle indagini, grazie al rinvenimento di un libro mastro su cui veniva dettagliatamente riportata la contabilità delle opere d’arte rubate, è stato possibile quantificarne il volume d’affari: ammontante a oltre 300 mila euro. Non solo. Perché secondo quanto gli addetti ai lavori d’indagine hanno quantificato, tutti i beni recuperati nel corso dell’attività investigativa, che ritorneranno nella disponibilità dei legittimi proprietari, qualora immessi sul mercato antiquariale, avrebbero potuto generare utili per oltre 3 milioni di euro.
Tra i beni sottratti nelle ville e ora recuperati figurano infatti numerose e pregevoli opere librarie. Nonché preziose ceramiche e vari dipinti, fra cui spiccano per importanza: 4 piatti in ceramica bianca con decorazioni, recanti sul retro il timbro “Manifattura Ginori a Doccia presso Firenze“, realizzate in esclusiva per la Presidenza della Repubblica italiana. Un servizio in finissima porcellana con decorazioni in oro zecchino fabbricato a Meissen nel 1820. Oltre a un piatto della dinastia Ming tardo periodo Kangxi di fine XVII secolo. E a un dipinto raffigurante un “bue” a firma del pittore macchiaiolo Giovanni Fattori, e all’opera libraria dal titolo De Honesta Disciplina con firma autografa di Giorgio Vasari.
«Il risultato di oggi – spiega quindi un comunicato – è un esempio concreto della sinergia tra la Magistratura e i vari Reparti dell’Arma dei Carabinieri. A cui si aggiunge la fondamentale collaborazione del Ministero della Cultura nelle sue ramificazioni territoriali. Non disgiunta dalla indispensabile azione di denuncia del cittadino che si è rivolto alle istituzioni preposte consentendo, a distanza di tempo, di scardinare un’attività delittuosa». Un’azione che avrebbe privato tutti di «un patrimonio culturale di inestimabile valore storico artistico».
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