Lo scoop è di “Repubblica“, ma molte notizie arrivano da una precedente inchiesta di un giornalista, mai prese troppo sul serio dalla Procura di Roma. Di sicuro, ancora una volta si riaccendono le luci sul delitto di via Poma e su quel 7 agosto 1990, giorno del ritrovamento del corpo senza via di Simonetta Cesaroni. In un lungo articolo sul quotidiano romano, oggi si parla di un documento ritrovato che potrebbe chiarire molti aspetti di quel misterioso delitto. “Una collega di Simonetta Cesaroni dimenticò di segnare l’orario di uscita sul foglio presenze. Quel documento, sparito per 34 anni e che ora Repubblica è in grado di mostrare, adesso è l’ultima speranza della famiglia della vittima di via Poma”, scrive Repubblica.
Su quel registro delle presenze ci sarebbe il nome di una collega di Simonetta che quel giorno aveva dichiarato di aver lasciato l’appartamento di via Poma in mattinata. Ma manca la firma di uscita. E secondo un’altra collega della vittima, la persona in questione, G.F., sarebbe stata pagata per l’intera giornata di lavoro. Era in quelle stanze con Simonetta, dunque, quando fu uccisa con 29 coltellate?
“L’ufficio non era di grandi dimensioni e soprattutto la vittima lavorava solo due pomeriggi a settimana, martedì e giovedì, quando gli altri impiegati avevano al massimo un paio di rientri. E, come confermano altri dipendenti, G.F. rientrava in ufficio anche nel pomeriggio proprio il martedì e il giovedì. Il giorno del delitto è proprio un martedì pomeriggio”. Secondo il quotidiano, la collega di Simonetta ha sempre sostenuto che il 7 agosto 1990 ha finito di lavorare intorno alle 14.15 per poi passare “il resto del pomeriggio e la sera con i miei genitori”. Ma sul registro delle presenze manca la sua firma e l’orario di uscita dal palazzo di via Poma. Ma anche quel foglio delle presenze, spuntato fuori oggi, nel 1997 sarebbe stato tenuto nascosto al pm Settembrino Nebbioso.
A “salvare” quei fogli firma prima che svanissero nel nulla è stata un’altra dipendente degli uffici di via Poma, Luigina Berrettini. Che sentita da Repubblica ha confermato: “Consegnai i fogli al padre di Simonetta, Claudio Cesaroni, per cercare di aiutarlo nel scoprire la verità”. Quei fogli sono stati ritrovati e portati all’autorità giudiziaria che il prossimo 19 novembre dovrà decidere se archiviare l’inchiesta. “Nei vari fogli risulta anche la presenza nell’estate del 1990 di tale Pier Paolo De Risi, figlio di una delle dipendenti di via Poma ovvero Maria Luisa Sibilia. L’uomo, oggi defunto, aveva lavorato saltuariamente per gli Ostelli della Gioventù. E a dir il vero questo risultava già dai tabulati del computer sequestrato all’epoca dei fatti. Di certo è singolare il fatto che non sia mai stato sentito dagli inquirenti, anche solo come persona informata dei fatti”. Nel 1994 il giornalista e scrittore Gian Paolo Pelizzaro aveva avuto notizia di quella possibile presenza della collega di Simonetta Cesaroni, nell’ambito delle indagini su un libro mai uscito.
L'articolo Via Poma, caso riaperto: spuntano una lista segreta, un “buco” e una collega di Simonetta Cesaroni… sembra essere il primo su Secolo d'Italia.