“Produzione automobilistica del gruppo Stellantis in Italia sotto i riflettori oggi della commissione Attività produttive della Camera e della commissione Industria del Senato, riunite nella Sala del Mappamondo di Montecitorio”, ricorda una nota a proposito dell’audizione di Carlos Tavares, ceo di Stellantis. Una bocciatura pressoché bipartisan: da FdI a Pd, da M5s ad Azione.
“Sono state tante le questioni che abbiamo sottoposto all’ad di Stellantis – spiega il presidente della IX Commissione del Senato Luca De Carlo – Siamo partiti dai dati: quelli dei volumi produttivi italiani, che parlano di oltre un milione di veicoli prodotti nel 2017 contro gli 817 mila nel 2023; per i primi nove mesi del 2024 parliamo di 387.600 unita’ contro le 567.525 dello stesso periodo dell’anno precedente. Ci preoccupano poi i livelli occupazionali: 11.500 i lavoratori usciti in 10 anni, 3800 le ulteriori uscite incentivate nel 2024 e 3000 contratti di somministrazione non rinnovati nel giugno di quest’anno. Numeri che hanno effetti diretti anche sulla rete di fornitori: 2.200 imprese, 167.000 addetti, 56 miliardi di euro di fatturato”.
Nel documento sottoposto a Tavares, i commissari – si ricorda ancora nella nota – hanno ricordato la condivisione con il ministero del Made in Italy, nel luglio 2023 – dell’obiettivo di un milione di mezzi prodotti in Italia, ad alcune condizioni; condizioni che si sono verificate grazie all’impegno del governo in Europa e della maggioranza parlamentare, che hanno portato alla modifica del Regolamento Euro 7 e ad un piano di incentivi alla domanda da un miliardo di euro.
“Nonostante questo, Stellantis ha ridotto i volumi complessivi anche per quanto riguarda i modelli avvantaggiati dall’ecobonus e la quota di mercato italiana in dodici mesi ha perso due punti percentuali, passando dal 33,2% al 31,2%”, sottolinea ancora il senatore FdI a proposito dell’audizione di Tavares in Senato.
“In più, non capiamo quale sia il piano di Stellantis per arrivare nel 2035 all’azzeramento della sua impronta di CO2, come previsto dalle vigenti norme europee. Norma che prevede multe salate per i costruttori, e non vorremmo che la posizione di Stellantis, isolata nel panorama europeo, nascondesse una volontà di dismettere la produzione europea o, peggio, puntasse ad una sostituzione di mezzi e componenti arrivati dalla Cina”, riprende De Carlo. In questo senso – si legge ancora nella nota – si cita il paradosso che si sta vivendo in questi giorni a Mirafiori, con gli operai “richiamati dalla cassa integrazione – rileva De Carlo – per certificare le vetture cinesi e assicurarne così l’accesso ai canali di vendita europei”.
“Da un lato si mette a rischio la vocazione produttiva dello storico sito piemontese, dall’altro lo si mortifica riducendolo a un centro di distribuzione di veicoli prodotti all’estero. Non capiamo nemmeno il rinvio dei progetti di Termoli e di Kaiserslautern per la produzione di batterie destinate alle auto elettriche, a meno che non si pensi di far arrivare le batterie da mercati extra europei. Serve certezza sul piano industriale, che deve prevedere una mission chiara per ogni stabilimento e per ogni marchio”, è l’appello finale di De Carlo che conclude dicendo: “Non ci possiamo permettere di perdere altri pezzi storici dell’industria che contribuiscono al prestigio del nostro Made in Italy. Chiediamo garanzie sul fatto che la direzione del gruppo sia all’altezza della sfida che una situazione così complessa impone”.
L’audizione dell’amministratore di Stellantis è stata bocciata pressoché all’unanimità dai commissari. Carlos Tavares “è venuto qui in Senato a fare un sacco di chiacchiere da cui l’unica certezza è che il milione di auto sbandierato come obiettivo non esiste più, esiste un milione di clienti, ma glieli dobbiamo trovare noi con gli incentivi. Allora sono buono pure io. Questo è un ricatto inaccettabile che avviene ogni volta”, ha detto senza mezzi termini il segretario di Azione, Carlo Calenda, parlando con i cronisti a Montecitorio, al termine dell’audizione di Tavares.ù
L’audizione di Tavares in Senato non tranquillizza nè i sindacati nè gli investitori con il titolo Stellantis che a fine giornata lascia sul terreno il 2,77%.
In audizione alle Commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato, Tavares ha ribadito che non c’è “alcuna intenzione di abbandonare l’Italia” né di “indebolire la nostra posizione” nel Paese. Anzi. “Lotteremo come dannati per mantenere la nostra posizione in Italia”. Di fronte a una platea contrariata, nel corso della sua replica evidenzia di avere individuato “una certa rabbia” ma “le regole non le abbiamo decise noi, ci sono state imposte”. Per questo motivo, “non mi pare sia corretto fare una grande insalata”, ribadisce, puntando il dito contro la politica – che non sembra rimanere persuasa dal suo intervento – e le decisioni prese nelle diversi sedi europee.
In Italia poi non si vendono auto elettriche “perché costano troppo” quindi bisogna stimolare la domanda con incentivi: “Non chiediamo soldi per noi, ma chiediamo a voi di darci aiuto per i vostri cittadini, che in questa maniera possono acquistare veicoli che si possono permettere”.
Sugli impianti industriali c’è un piano preciso, così come per l’assegnazione dei veicoli – assicurata fino al 2030, se non fino al 2033 in alcuni casi – ma il problema non è risolto. Non si può ignorare il tema del costo, che, nel caso dell’elettrico comporta un 40% in più, dovuto alle tecnologie. Aumento che poi si va a scontrare con l’impossibilità di incrementare i prezzi nel momento in cui i clienti non sono disposti a pagare di più dell’endotermico.
Sul capitolo governance, l’ad sottolinea che “è molto solida e la presidenza di John Elkann garantisce la forza di questo board”, nel quale “non c’è nessun rappresentante dello Stato francese”, quindi “smettiamola di pensare che ci sia un’influenza esterna che voglia mettere l’Italia all’angolo”. Ma le perplessità, non solo del mondo politico, restano e sono pesanti.
Nella foto Ansa, Gusmeroli, Tavares e De Carlo.
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