Greta Thunberg non trova pace. Ormai lontana dall’immagine della giovane attivista per il clima che conquistava i salotti internazionali, si trova al centro di una nuova controversia. La polizia tedesca ha smantellato un campo di protesta pro-palestinese a Dortmund proprio alla vigilia di una sua visita annunciata. Thunberg non ha esitato così ad accusare le autorità tedesche di voler «mettere a tacere» coloro che sostengono la causa palestinese, imputando alla Germania «complicità nel genocidio». La sua affermazione, diffusa su X (ex Twitter), è l’ultimo capitolo di una radicalizzazione che ha destato critiche e perplessità anche tra i suoi sostenitori.
La decisione della polizia di Dortmund, giustificata con motivi di sicurezza e il rischio di violenze, ha suscitato discussioni. L’accampamento pro-palestinese esisteva già da mesi, ma la prevista presenza di Greta ha fatto scattare l’allarme, con le autorità che temevano un afflusso di manifestanti superiore a quello inizialmente consentito. Inizialmente la polizia ha definito la giovane svedese una «partecipante potenzialmente violenta», ma ha poi ritrattato l’affermazione, parlando di un errore interno. L’episodio arriva in un clima già teso da mesi, con manifestazioni pro-palestinesi che hanno attraversato tutta l’Europa, da Roma a Berlino, in vista della vigilia del 7 Ottobre.
L’ex attivista sembra essere da tempo in cerca di guai. Arrestata dalla polizia belga durante una manifestazione per il clima a Bruxelles sabato, dove la 21enne si è unita a un sit-in di blocco con circa 150 altri attivisti sabato pomeriggio, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa belga, prima di essere arrestata dagli agenti insieme a più di 100 altri manifestanti.
Nel frattempo, i sostenitori della giovane attivista continuano a diminuire. Lungi dall’essere il modello per le prossime generazioni, Thunberg sembra ormai circondata da ambienti sempre più estremisti. In Olanda, durante un’altra manifestazione, ha invitato a parlare una giovane filo-Hamas, mentre un uomo del pubblico ha interrotto l’evento, lamentando il carattere politico di quello che doveva essere un sit-in per il clima.
Quello che una volta era un movimento globale che raccoglieva giovani di ogni parte del mondo per combattere il cambiamento climatico sembra ora diviso e lontano dai suoi obiettivi originari. Anche Fridays for Future ha preso le distanze dalla sua fondatrice, e molti ex sostenitori vedono nella deriva filo-palestinese di Greta una contraddizione con gli ideali iniziali del movimento. La giovane svedese, però, non sembra intenzionata a fermarsi. Se a farlo sarà la polizia, lo scopriremo alla prossima manifestazione.
La trasformazione di Thunberg da attivista per il clima a voce della protesta contro Israele dovrebbe far riflettere coloro che, fino a poco tempo fa, la celebravano come un’icona mondiale. Dai baci sulle mani da parte di politici come Jean-Claude Juncker, all’accoglienza nei palazzi del potere, Greta è passata a condividere il palco con attivisti che flirtano con le frange più estreme del movimento palestinese, mentre la sua retorica diventa sempre più radicale.
In un contesto europeo già fortemente polarizzato sulla questione israelo-palestinese, la figura di Thunberg rischia di alimentare ulteriormente divisioni e scontri, mentre la sua discesa nell’attivismo anti-israeliano sembra ormai inarrestabile. Dortmund è solo l’inizio dei rifiuti che la aspettano.
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