Sala Tatarella stracolma e molti volti bagnati, e non per la pioggia, martedì 8 ottobre, alla commemorazione di Marco Martinelli, a un anno dalla morte. Ma “non dobbiamo commemorare, perché Marco è qui con noi”, premette il presidente del Senato Ignazio La Russa, che non è voluto mancare all’omaggio a un uomo politico che, per oltre quarant’anni, lontano dai riflettori e dai taccuini, ha lavorato alla macchina organizzativa del Msi prima e di An e Pdl poi.
In tanti sono arrivati per partecipare al ricordo, organizzato dalla Fondazione Matteoli, di un uomo tanto riservato quanto prezioso e stimato. Molti oratori illustri, molti altri, altrettanto illustri, hanno voluto testimoniare la loro adesione senza intervenire. Silenziosi, ma presenti: perfettamente aderenti allo stile che ha caratterizzato la militanza dello stesso Martinelli. In prima fila Gianfranco Fini, del quale Martinelli è stato per lunga parte della carriera politica uno dei più stretti collaboratori. In platea, tra i tanti volti noti della destra, Galeazzo Bignami, Giovanni Donzelli, Roberto Menia, Riccardo De Corato. Presenti tutti come “amici” di Marco, prima ancora che come colleghi di militanza. Non è un caso che, ognuno degli intervenuti, ha parlato prima di tutto dell’amico.
Lo stesso La Russa, nel suo intervento, ha sottolineato come la parola “amicizia” dovrebbe campeggiare “in stampatello” quando si parla di Marco Martinelli. “A lutto elaborato, un anno dopo è bello parlare di un uomo politico e uomo di partito affidabile – ha detto il presidente del Senato – che aveva come valore centrale quello dell’amicizia”. Parlando al Martinelli presente in sala, “Perché lo voglio immaginare qui tra noi”, “voglio ringraziarlo per il contributo che ha dato alla destra e al centrodestra. Grazie Marco per quello che sei stato. Marco c’è e ci sarà anche in futuro”. Una prospettiva condivisa da Federico Matteoli, che nel ricordare il rapporto di speciale amicizia che legava il papà Altero a Marco, ha ribadito il valore umano prima ancora che politico di Martinelli.
Il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca ha invece voluto ricordare Marco dai tempi del Msi. “A via della Scrofa, quando passavo da Donato Lamorte c’era sempre anche lui. Nel corso degli anni, ho scoperto la bella persona che c’era dietro quel carattere burbero e rude”. Rocca ha sottolineato la condivisione “dell’orgoglio di appartenere a una comunità che non si è mai persa”. L’amarcord prevale anche nella testimonianza presidente dei deputati di FdI, Tommaso Foti, “Marco era un motore della destra, quando non c’erano i social. Capacità organizzativa fenomenale e un ottimismo straordinario. Fare An per chi veniva da MSI non era una cosa facile, Marco ti mandava a presiedere i congressi e si raccomandava: ‘Fateli parlare tutti, non siate supponenti’. L’ho avuto come collega deputato. Ti chiedeva: ‘Posso uscire?’ E lo chiedeva per andare a lavorare al partito”. Foti ricorda che “anche nel momento delle scelte difficili, Marco non ha mai negato il colloquio e il saluto a nessuno. Quando in seguito a scelte diverse io non sono stato eletto, mi ha chiamato come gesto di amicizia e mi ha detto: ‘Non mollare Tommaso’. Il suo invito a rimanere in politica fu prezioso, perché ricordava che si possono dividere le strategie ma le radici uniscono”.
Sollecitato dal moderatore del convegno, il giornalista Luca Collodi, Giuseppe Valentino non interviene come presidente della Fondazione Alleanza nazionale, ma come amico e avvocato di Martinelli: “Voglio ricordare il Marco indignato. La storia giudiziaria complessa che dovette subire nella ultima parte della sua vita nella quale fu vittima di malafede e mistificazione. Era un uomo onesto che credeva nella amicizia non si capacitava di come mai istituzioni molto significative anziché applicare la legge attuassero un tale stravolgimento della realtà”. Valentino ha ricordato poi come aveva conosciuto Marco. “Per me era il figlio di Vittorio Martinelli. Quando il padre veniva a trovarmi nello studio legale, ricordo quel bambino che ascoltava e girava per le stanze curioso. Marco – ha concluso Valentino – è stato un amico franco e leale, il figlio di un mio vecchio amico che la vita ci ha levato troppo presto”.
Francesco Biava, l’amico di sempre con la voce incrinata dalla commozione ha ricordato il primo incontro. “Ottobre 1982, avevo da poco compiuto 17 anni e non mi bastava andare ai comizi di Almirante, mi presentai alla sezione Msi di viale Rossini e mi aprì un ragazzone imponente”. I ricordi dalla sezione del Msi con Ciancamerla e Limido descrivono “una grande famiglia, dove a volte finiva anche a sediate”. Il collega e amico ricorda che “non c’era comizio o manifestazione dove Marco non fosse presente. Era tutto più complicato senza cellulari e social. Gianfranco Fini lo mandava e andava a fare il commissario nei posti più difficili. E Marco ci riusciva sempre, con le buone o con le cattive. Marco ci ha dato una grande lezione. Non bisognava stravincere i congressi perché il giorno dopo il partito tornava uno solo”. E ancora, il ricordo del lavoro per la costituzione della Fondazione An, con le notti passate al lavoro assieme ad Antonino Caruso, senatore di An e del Pdl, “una delle migliori persone che abbia incontrato, portati via dallo stesso male”. Biava ha concluso il suo ricordo di Marco citando la passione comune per il mare. “Potevamo stare ore in barca insieme senza rivolgerci la parola e stavamo bene così”.
Ultima testimonianza, la più toccante, quella della moglie Giorgia, che ha letto una lettera indirizzata a Marco un anno dopo. “Ti ho conosciuta che ero giovane, 28 anni, accanto a te ero quasi una bambina. Stare con te era come stare sulle montagne russe, anni bellissimi, ma anche dolori che non sapevo potessero esistere – ha scritto Giorgia nella sua lettera – Ti arrabbiavi quando davo segnali di rinuncia, perché mi hai insegnato che non bisogna mai levarsi l’elmetto. E tu non hai mai mollato, Marco, perché la vita te la sei vissuta fino all’ultimo”.
L'articolo Martinelli, un anno dopo: alla sala Tatarella un toccante amarcord sul politico simbolo della destra militante sembra essere il primo su Secolo d'Italia.