Con tutti i guai che ha in seno al governo e lo psicodramma che si ritrova a vivere quotidianamente all’Eliseo, il presidente Macron trova pure il tempo e la voglia di dichiarare guerra a regista, produttori e piattaforma della fortunata serie tv prodotta da Netflix con Lily Collins come attrice protagonista – Emily in Paris – che hanno annunciato di voler spostare definitivamente nella quinta stagione prossima all’uscita la propria ambientazione dalla capitale francese a quella italiana. “Emily in Paris” a Roma? Jamais, ha tuonato con autorevolezza Monsieur le Président all’apice di un campanilismo forsennato che sta trasformando il caso di una piccola serie in una questione politica. Di più: una questione di Stato. Un braccio di ferro tra il numero uno dell’Eliseo e le ragioni di mercato del colosso americano.
e così, vai con la messa in bella mostra dei muscoli: «Chiederemo che Emily in Paris rimanga a Parigi. Andare a Roma non avrebbe senso», ha dichiarato a Variety il presidente francese Emmanuel Macron, interpellato sulla decisione della fortunata serie americana di spostare definitivamente ambientazione e set. Aggiungendo addirittura: «Lotteremo duramente. E chiederemo loro di restare qui da noi». Insomma, una veemenza di toni e parole che raramente Macron ha sfoderato nell’agone politico, limitandosi ad accerchiamenti più che a scontri frontali. E invece in questo caso…
Alla fine della quarta stagione, uscita di recente sulla nota piattaforma streaming, alla protagonista che dà il titolo alla serie, Emily per l’appunto, viene chiesto, per motivi lavorativi, di lasciare Parigi e di trasferirsi a Roma. È certo, quindi, che la quinta stagione della serie verrà girata nella città eterna: un epicentro che a Macron crea sempre un certo antagonismo difficile da reprimere e che ogni tanto – vedi la vicenda Piazza di Spagna – riaffiora come un mal di pancia, dalle viscere di recriminazioni fantasiose e rivendicazioni impossibili.
In questo caso, insomma, è davvero difficile negare che il presidente francese l’abbia presa sul personale. Del resto, la querelle assurta a caso diplomatico, lo riguarda in effetti molto da vicino: e non solo per questioni di orgoglio nazionale e rivendicazioni stracittadine. È arcinoto, infatti, che nella quarta stagione della fatidica serie, sua moglie Brigitte si sia cimentata in un cameo che all’illustre coniuge ha dato evidentemente grande soddisfazione.
«Sono molto orgoglioso e lei era molto felice di farlo. Sono solo pochi minuti, ma credo che sia stato un momento molto bello per lei – ha affermato il presidente –. Penso che sia positivo per l’immagine della Francia. Emily in Paris è molto positivo in termini di attrattiva per il Paese». Come se le sorti del Paese e l’indice di popolarità del suo leader – recentemente più che mai calato a picco: parola dei sondaggi – dipendessero da una serie (con tutto il rispetto per Netflix e le sue punte di diamante)…
L'articolo Emily in Paris, la serie trasloca a Roma: Macron la prende male e ne fa una questione di Stato. Letteralmente sembra essere il primo su Secolo d'Italia.