Il dittatore nordcoreano torna a minacciare il mondo: «Tutta la potenza militare» dello Stato «sarà usata senza esitazione se i nemici tentassero di usare la forza contro di noi. E l’uso di armi nucleari non sarà escluso». Kim Jong-un ha spiegato che la Costituzione del paese «darà un ordine severo all’esercito», nel caso in cui qualcuno dovesse istigare la Corea del Nord. Il dittatore l’ha detto durante un ricevimento alla Kim Jong-un National Defense University.
La minaccia delle armi atomiche ha un significato preciso, e arriva dopo la sessione parlamentare per la revisione della Costituzione e rafforza la convinzione che Seul sia il “nemico primario”. L’attrito tra le due Coree non è una novità nel panorama internazionale, ma visti i risvolti sembra che nulla sia realmente cambiato dalla fine della guerra tra i due Stati negli anni ’50. Le armi nucleari possono quindi diventare un possibile strumento d’offesa per la Corea del Sud e per chiunque decida di volersi intromettere nella discussione.
La minaccia sull’utilizzo di armi nucleari, rende l’idea della veemenza delle convinzioni di Kim Jong-un. Lo sforzo bellico non ha mai spaventato minimamente il dittatore, che da sempre concentra sforzi economici e tecnologici sul rilancio della forza militare per contrastare avversari plausibili e nemici immaginari. Uno dei rischi paventati che lo inducono ad alzare i toni e ad estremizzare gli avvertimenti del dittatore nordcoreano è quello di un possibile schieramento internazionale in difesa della Corea del Sud, eventualità che Kim Jon-un continua a ripetere che affronterebbe dando seguito alle minacce ciclicamente rilanciate.
Le due Coree continuano ad essere geograficamente vicine, ma distanti anni luce a causa del comportamento politico e diplomatico che le caratterizza. La prima a Nord punta tutto sull’aggressività nei confronti della gemella. Invece, la seconda tende a limitarsi alla difesa cercando un appoggio da parte delle civiltà occidentali.
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