“L’Ungheria ritiene che ristabilire un controllo nazionale più forte sulla migrazione sia oggi l’unica opzione“: parole categoriche quelle scritte dal Ministro per gli affari esteri ungheresi Janos Boka, in una lettera diretta alla commissaria europea per gli affari interni Ylva Johansson. La richiesta è quella di un option out all’Ue: “In materia di asilo e migrazione, qualora in futuro si proceda a una modifica del Trattato, e si avvieranno le procedure necessarie a tal fine”, ha precisato il politico nella corrispondenza epistolare.
Secondo la lettera “l’Ungheria resta impegnata nello Spazio Schengen che purtroppo è diventato frammentato a causa dei prolungati e diffusi controlli alle frontiere interne introdotti a causa della migrazione illegale e delle minacce alla sicurezza”. L’attenzione del ministro per gli affari esteri ungherese verte quindi sul controllo capillare delle entrate circoscritte ai cittadini della medesima comunità europea. La richiesta ungherese non è del resto isolata: anche i Paesi Bassi hanno posto la stessa domanda di recente.
La proposta coinvolge prevalentemente il Trattato di Schengen e la libera circolazione dei cittadini nei territori europei, a differenza del Trattato di Dublino, che impegna le richieste d’asilo di un migrante in un determinato paese dell’Ue.
Quanto scritto dal ministro Janos Boka fa riferimento ad una futura modifica del Trattato per asilo e migrazioni, quindi le finalità sono doppie. Poiché Schengen e Dublino offrono regolamentazioni diverse ma parallele, sembra che l’intenzione sia quella di revisionare entrambi. Stavolta l’appoggio arriva anche dai Paesi Bassi, che hanno cambiato la propria rotta dopo l’arrivo di Geert Wilders alla leadership dell’Olanda.
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