Ancora una volta, don Antonio Coluccia, il noto sacerdote in prima linea nella lotta contro lo spaccio e la criminalità organizzata, è stato bersaglio di un tentativo di aggressione. Ieri sera, durante una delle sue “passeggiate della legalità” al Quarticciolo, un uomo armato di bomboletta d’acciaio si è avventato contro di lui, tentando di colpirlo. L’intervento tempestivo della scorta ha sventato l’attacco ed evitato il peggio, mentre il colpo di pistola esploso in aria dagli agenti ha disperso una folla di residenti che cercava di ostacolare le forze dell’ordine.
L’aggressore, un uomo di 41 anni, è stato arrestato con l’accusa di resistenza aggravata. E il giudice ha disposto per lui l’obbligo di firma. Un episodio che, oltre a denunciare il clima di violenza e omertà che regna in alcune periferie romane, sottolinea il pericoloso isolamento in cui si trova chi, come don Coluccia, rischia la vita per restituire dignità e legalità a quartieri dimenticati.
Le reazioni non si sono fatte attendere. Il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, di Fratelli d’Italia, ha diffuso un comunicato stampa esprimendo la sua vicinanza al parroco e agli agenti feriti nell’operazione: «Confermo la mia ammirazione profonda per un prete che svolge la sua missione sociale e quindi anche di evangelizzazione nei quartieri difficili, dove le persone perbene sono ostaggio dei criminali e sembrano destinate a vivere recluse nell’indifferenza generale».
Rampelli ha poi aggiunto una riflessione preoccupante sulla situazione della Capitale: «Resto sgomento, ma non stupito, per le dichiarazioni di uno degli agenti, secondo cui le Forze dell’Ordine sono state aggredite per aver “invaso” un territorio in mano alla criminalità. La Capitale d’Italia ha subìto negli ultimi tre decenni una trasformazione inaspettata, è diventata preda del degrado e della brutalità di coloro che pretendono di far prevalere l’illegalità nella quale trovano potere e ricchezza».
L’episodio getta una luce inquietante sulla realtà di alcune periferie romane, dove la criminalità sembra aver eretto delle vere e proprie roccaforti. Rampelli ha concluso il suo intervento promettendo il pieno impegno del suo partito: «Affiancheremo i cittadini in questa opera di riconquista dei territori per riaffermare il diritto alla sicurezza e il ripudio della violenza e del malaffare».
A fare da eco alle parole di Rampelli, le dichiarazioni di Luisa Regimenti, assessore alla Sicurezza della Regione Lazio, che ha dichiarato: «Contro i clan, lo spaccio e la criminalità organizzata, lo Stato c’è. E non intende arretrare». Affermando inoltre che, «don Coluccia sta rischiando la vita per tutti, e noi saremo al suo fianco nel suo instancabile attivismo per la legalità». Non solo. Parole di sostegno sono arrivate anche dal senatore di FI Maurizio Gasparri, che ha lodato l’infaticabile attività del pastore, definendolo «un eroe dei nostri tempi». Rimarcando che «insieme a lui stiamo dalla parte della legalità a differenza di chi, invece, vorrebbe legalizzare la droga e favorire la criminalità».
Questo nuovo attacco è solo l’ultimo di una lunga serie di intimidazioni a rivolte al sacerdote in trincea nella periferia romana, già nel mirino della criminalità per la sua opera a San Basilio e nei quartieri più difficili della Capitale. Eppure, nonostante le minacce e la violenza, don Coluccia continua a camminare a testa alta nelle strade del degrado, dove la legge è spesso imposta dai clan. Una battaglia senza tregua, la sua, che lo ha trasformato in un simbolo della resistenza civile in una Roma troppo spesso abbandonata al suo destino.
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