Il nuovo ministro della Cultura, Alessandro Giuli, in una intervista a “Libero Quotidiano” lancia un Piano Mattei per la cultura: “Nel corno d’Africa stanno rielaborando la nostra architettura del cosiddetto Impero, molto migliore dei casermoni cinesi che stanno devastando il Continente”. Poi aggiunge: “Non è vero che sono l’ammorbidente del centrodestra (come lo dipinge Maurizio Crozza nella sua imitazione ndr), quello che fa digerire tutto. Preferisco definirmi l’uomo della destra senza paraocchi che dialoga”.
Giuli ammette di aver avuto una “gioventù scapestrata e rissaiola, ma non la rinnego. A quindici anni si può sbagliare; mi ha salvato Parmenide, lo studio e da tempo ormai mi sono disintossicato dal virus della destra radicale”. “La mia porta è aperta a tutti”, garantisce il ministro. “Valuto i prodotti, per questo dico che la smetteremo di finanziare film che non va a vedere nessuno, ce lo chiedono gli stessi operatori del cinema, che sono i primi a non poterne più del reddito di cittadinanza da pellicola. Da oggi regole rigide e basta distribuzione di denari a pioggia, si punta ad alzare la qualità”.
Pare che gli intellettuali di sinistra siano come gli insegnanti, i giudici e i burocrati, “la maggioranza si sente soffocata dalla minoranza ideologizzata dà una falsa impressione della categoria”. Comunque tutto sarà più chiaro domani, quando il ministro illustrerà le linee essenziali della sua azione alle commissioni congiunte delle Camere. “Per ora”, accenna, “posso dire che il mio lavoro sarà in continuità con quello del mio predecessore, Gennaro Sangiuliano, che ha fatto bene, e non solo perché la mia nomina alla presidenza del Maxxi fu la sua prima scelta. Tante biblioteche, tanta riqualificazione delle periferie e tanto ambiente saranno il mio tocco personale”.
Anche se si laureerà alla soglia dei cinquant’anni, “perché ho iniziato a lavorare presto”, e avrebbe voluto essere uno sciamano, in quanto convinto che la storia sia un unico filo e che per conoscerla bisogna anche viverne le radici, “non è vero però che faccio riti celtici e mangio fegato crudo, questo appartiene al processo di mostrificazione che ho subito”.
Giuli è stimato grande intellettuale: “E vi posso dire che questi due anni di governo della destracentro hanno già cambiato il sentimento dell’Italia. Siamo guardati all’estero con una stima e un interesse che la narrazione della stampa nazionale non registra. L’ho constatato al G7 della Cultura a Napoli, un evento nel quale sono stato precipitato a pochi giorni dalla nomina e dove tutti i miei colleghi ministri hanno mostrato massimo interesse e curiosità. Ma, soprattutto – conclude – si avverte una nuova consapevolezza degli italiani di centrodestra, trattati spesso come dei panda, un po’ come me quando facevo l’opinionista di destra nei talk show televisivi. Finalmente si sentono rappresentati dalle istituzioni e presi in considerazione. E’ questa anche la funzione del ministero della Cultura, rappresentare tutti gli italiani e non più solo una parte”.
L'articolo Giuli: “Basta denari a pioggia al cinema, è stato un reddito di cittadinanza da pellicola” sembra essere il primo su Secolo d'Italia.