“Mi hanno detto che il sistema immunitario lavora meglio, se c’è in circolo tanta adrenalina”. Risponde con dignità e ironia Marco Bucci a Nicola Morra. Il sindaco di Genova candidato a guidare la Regione Liguria, rilascia una bella intervista al Foglio dopo le parole horror dell’ ex senatore grillino, candidato indipendente, che ha fatto entrare la malattia di Bucci – un cancro- nel dibattito politico in modo indegno: “ha un tumore metastatico, con il quale non si scherza. Anche lo vedo tonico in questa campagna elettorale; ma come dissi per la povera Jole Santelli in Calabria, gli elettori liguri devono essere consapevoli che stanno votando una persona malata che potrebbe non terminare il mandato”. Parole indegne.
Sul filo del paradosso Bucci aggiunge: “Non mi spingo a dire che sia una cura per il mio cancro; ma io quando lavoro mi sento meglio. E credo sia così per tanti altri malati oncologici”. Marco Bucci è un uomo pragmatico e dinamico – lo sanno bene i genovesi- abituato al lavoro sul campo. Lo sorregge una grande “spiritaccio” (“Quando lavoro mi sento meglio e io lavoro tanto, quindi mi sento benissimo”). Ha letto le parole di Morra: “Non penso che la mia malattia sia un tema politico. Mi sembra una stupidaggine”. Il suo carattere e le sue parole sono la risposta più limpida alle orribili parole dell’ex senatore grillino. Bucci non teme che tali parola possano condizionare i liguri: “Loro sono come me” – dice a Salvatore Merlo- . “Io non avrei mai usato questo argomento contro un avversario”. E informa: “Io mi sento benissimo, e ho parlato della mia malattia da subito, appena sono stato operato. Per trasparenza. Poi il resto, però, sono fatti miei”.
Bucci afferma che telefonerà a Morra (“Mi ha cercato”) e ritiene che con le sue parole ” abbia danneggiato solo se stesso. Non me”. Di altre questioni molto più pratiche è rimasto offeso: “Guardi, sono altre le cose che mi turbano e mi fanno venire il voltastomaco. Più di Morra, mi dispiace che alcuni amici di Andrea Orlando, candidato del Pd, dicano cose false: sulle menzogne ho un senso di ribrezzo, di rigetto. Dicono che la diga è in ritardo. Che non abbiamo fatto nulla in passato. Dicono che non ci sono i finanziamenti… Ma come si fa? Ma è tutto sotto gli occhi di tutti!”. E infatti sfida Orlando: “Parliamo della Liguria. Delle cose fatte, delle cose da fare. Mi piacerebbe che ne parlasse un po’ anche lui di programmi e di idee, mentre in realtà ha un solo argomento: collegarmi alle vicende giudiziarie di Giovanni Toti. Che fantasia”.
E aggiunge: “Che orizzonte. Che slancio ideale… Il problema della Liguria è stato il tempo perso per quella stupidità ideologica che è sempre causa di povertà, regressione sociale e persino di tragedia”. Come il ponte Morandi. “Qua bisogna lavorare ancora tanto. In silenzio. Ma lavorare. Occupiamoci di questo, in campagna elettorale. La Liguria è un tema nazionale. Bisogna che arrivino e partano più persone e più merci. Genova e La Spezia sono il porto dell’Italia industriale e di gran parte dell’Europa del sud”. Uomo del fare e dei grandi progetti.
“La mia malattia non è un ostacolo né per me né per la Liguria. Guardi, il 29 maggio non pensavo minimamente al cancro. Poi improvvisamente, il 30, ci ho dovuto fare i conti”. Ma giammai la malattia può diventare “uno strumento nelle mani di qualcuno che ti vuole spiegare chi sei e come stai: lo so io come sto. E non credo di dover rinunciare alla mia natura, al mio modo di essere, ai miei impegni e ai miei doveri”. I figli di Bucci lo avevano dissuaso dal candidarsi in Regione- racconta- . “Ma certamente non per la malattia: ci avevano provato anche la prima volta che mi sono candidato sindaco a Genova”. Il motivo? Dare seguito a un progetto: “Mi hanno ricordato del mio sogno: portare mia moglie in barca a vela in Grecia”.
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