Beppe Grillo torna a pungolare Giuseppe Conte sui social e lo fa postando una foto che ritrae il garante del M5S con la barba lunga, accompagnata dalla didascalia “Aspettando le risposte di Conte…”. Il riferimento è al post di qualche settimana fa nel quale il comico genovese poneva una serie di domande a Conte di sul processo di voto dell’assemblea costituente.
La foto con barba lunga postata sui social da Grillo lo ritrae infatti nella stessa posa che aveva nell’immagine pubblicata sul blog il 12 settembre, in cui invece la barba era corta. Al di là delle schermaglie dialettiche, in queste ore spunta anche un’ammirazione segreta e inconfessabile per il fondatore del Movimento 5 Stelle per Giorgia Meloni e le sue politiche di governo.
Lo ha scoperto Open, il sito on line fondato da Enrico Mentana e diretto da Franco Bechis. Nell’articolo di Fosca Bincher (pseudonimo anagrammato dello stesso Bechis) si arriva a sottolineare ironicamente che il governo Meloni ha trovato un insospettabile ammiratore in Beppe Grillo: il fondatore del M5s ha infatti approfittato alla grande della prima legge di bilancio del governo di centrodestra. Per pagare meno tasse Beppe Grillo ha licenziato da amministratrice la moglie Pavin TadjiK e ne ha preso il posto, come imponeva la legge del governo Meloni di agevolazione fiscale.
Il fondatore del Movimento 5 Stelle ha infatti deciso di trasformare la sua storica società immobiliare, la Gestimar srl, licenziando da amministratore unico perfino la moglie Pavin Tadjik, per potere avere un consistente sconto fiscale consentito da una serie di norme introdotte dal governo Meloni e contenute nei commi 100-105 dell’articolo 1 della sua prima legge di bilancio. Secondo quelle norme le società immobiliari, a patto di avere come oggetto esclusivo la gestione del mattone e a patto che nessuno abbia cariche salvo i soci, avrebbero potuto trasformarsi da srl in società semplici godendo di notevoli agevolazioni fiscali.
Diventa quindi più complicato per i pentastellati, ora schierati nettamente all’opposizione, combattere le stesse leggi che il suo ispiratore e fondatore trova necessarie e ineludibili, almeno per se stesso. Non può non imbarazzare, lo sfruttamento da parte di Grillo della politica fiscale di FdI per versare all’erario meno soldi e conservando maggiori profitti dalle sue attività immobiliari.
In pratica, qualcosa di non molto dissimile da quanto fece il Pd di Elly Schlein, cje ha sfruttato la possibilità di rateizzare le somme dovute al Fisco con versamenti programmati fino al 30 novembre del 2027. Senza, però, pagare gli interessi e l’aggio. E fin qui, si potrebbe pensare, niente di male. Salvo ricordare che alcuni esponenti di spicco del Nazareno avevano criticato aspramente l’introduzione della norma da parte del governo Meloni.
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