Sanremo: la cornice è di quelle festivaliere per antonomasia, ma stavolta i premiati non sono cantanti e cantautori. E non ci sono attori o star del rock ospiti in platea: sotto i riflettori stavolta si illumina il talento di scrittori, giornalisti e operatori della scena culturale, editoriale e social, i cui lavori sono stati valutati da giurati blasonati e insigniti del riconoscimento del festival letterario di Sanremo nell’ambito di una cerimonia che si è svolta nel Teatro dell’Opera del Casinò di Sanremo, moderata dal giornalista, saggista e scrittore Mauro Mazza, e presieduta dal presidente del Premio, Stefano Zecchi. Hanno partecipato tra gli altri, Paola Monzardo, Carlo Sburlati, Marino Magliani, Matteo Moraglia, Marco Mauro e Marzia Taruffi.
Premi, quelli assegnati nei giorni scorsi nella sala del Teatro dell’opera del Casinò di Sanremo, che hanno incoronato il fermento editoriale in corso d’opera con i premi per la narrativa edita assegnati sulla scorta del giudizio misto emanato da una giuria “tecnica”, presieduta da Stefano Zecchi, e dal pubblico in sala. E allora, il Premio Letterario Internazionale Casinò di Sanremo-Antonio Semeria, giunto all’undicesima Edizione, è andato ad Alessandro Rivali, per l’opera Il mio nome nel vento, edito da Mondadori, prescelto su 380 concorrenti. Menzione d’onore al docu-romanzo di Giuseppe Del Ninno, La guerra addosso (Oaks Editrice).
Storie che con la scelta di un’angolazione originale, puntano a rileggere i grandi conflitti del Novecento attraverso il filtro della lente familiare. Una sorta di microstoria chiamata a raccontare da dietro le quinte, e attraverso il coinvolgimento nelle retrovie di uomini, donne, genitori, figli, nipoti alle prese con la storia, e non necessariamente tutti in trincea, i riflessi che la guerra ha portato nelle case e nell’animo delle suoi protagonisti e testimoni.
Nel corso della cerimonia di premiazione, condotta da Mauro Mazza, sono stati anche assegnati il premio alla carriera a Franco Cardini e il Gran Trofei a Maurizio De Giovanni per il romanzo Pioggia per i bastardi di Pizzofalcone (Mondadori). Oltre che il riconoscimento tributato a Federico Palmaroli (Osho) per l’opera Er pugno se fa co la destra o co la sinistra (Rizzoli). Tutti segni di un fervore culturale alacremente in corso – e certo non solo da oggi – che finalmente rende onore a giovani e meno giovani intellettuali di pregio della nostra scuderia di autori.
Per sottolineare l’importanza del Premio, allora, basti ricordare i nomi di alcuni dei vincitori degli anni passati: Giordano Bruno Guerri, Marcello Veneziani, Mauro Mazza, Gennaro Sangiuliano, Pupi Avati, Enrico Vanzina, Mario Vattani. Senza dimenticare i premi alla carriera assegnati a personalità del calibro del poeta Giuseppe Conte, del Presidente onorario della ”Dante Alighieri” Francesco Sabatini, e dello storico Aldo Mola. Da rilevare che la maggior parte dei premiati e dei partecipanti a questa ed alle precedenti edizioni collaborano con testate del mondo che genericamente possiamo definire “di destra”, ma che sono personalità di spessore universalmente riconosciuto.
Altra notazione interessante: le opere di tre dei premiati, cioè quelle del vincitore Alessandro Rivali, di Giuseppe Del Ninno e di Giuliano Giubilei (“Giovinezza”, Solferino Editore) trattano delle guerre del Novecento con lo stesso taglio, che prescinde da tarde animosità di parte. A titolo esemplificativo, citiamo alcune righe della motivazione apposta sulla targa consegnata a Del Ninno: «Per aver trasmesso la memoria di un mondo antico che rivive nelle foto di famiglie avvezze al senso del dovere, all’accettazione del proprio cammino, ai giorni frammisti di lacrime e di gioie accennate, ricercando negli anni della guerra motivazioni che non ci sono»…
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