Più passano i giorni e più la vicenda che ruota intorno alla figura di Maria Rosaria Boccia e che coinvolge il ministro Gennaro Sangiuliano si carica di domande. E di ombre la cui provenienza resta da capire. Oggi, annunciando l’imminente denuncia nei confronti della 41enne di Pompei, il legale di Gennaro Sangiuliano, l’avvocato Silverio Sica, oltre a ribadire che il ministro non è ricattabile, ha anche fatto parlato dell’eventualità di non trovarsi solo di fronte alla reazione scomposta di una donna che si sente ferita. “Se si è trattato di un piano studiato? Non sappiamo, dobbiamo verificarlo. Non escludiamo nessuna ipotesi rispetto a questo”, ha detto il legale, in risposta alle domande dei giornalisti.
Già molti interrogativi si erano affastellati sui comportamenti di Boccia, che qui sul Secolo abbiamo sintetizzato con la formula “metodo Ray Ban”, in riferimento all’attitudine della donna a registrare e filmare di nascosto e in contesti quanto mai inappropriati. In queste ore quegli interrogativi si sono fatti ancora più stringenti, e inquietanti, con la divulgazione di notizie secondo cui Boccia potrebbe aver scaricato le chat del ministro, con tutto ciò che comporta in termini di attacco alla riservatezza non solo di Sangiuliano, ma anche di chiunque abbia intrattenuto scambi di messaggi con lui.
In particolare, è stato il Domani, citando “fonti autorevoli vicine allo scandalo”, a sostenere che “l’entourage di Boccia avrebbe fatto sapere al Mic che la pompeiana avrebbe scaricato sul computer tutta la cronologia della chat Whatsapp del cellulare del ministro, tramite qr code”. Su Repubblica si legge poi che “Boccia è in possesso di numerosissimi file che conterrebbero sia confidenze indirette, sia conversazioni dirette di Sangiuliano”. L’articolo, non smentito finora, inoltre, riferisce di conversazioni con “pochissime persone fidate”, nelle quali la donna avrebbe detto che “ce ne stanno di cose sotto”, lanciando anche commenti al veleno sul ministro che saprebbe “benissimo quello che io ho in mano” e dunque sarebbe passibile, a suo avviso, di un continuo bombardamento.
La storia delle chat scaricate ha dell’incredibile. L’unico motivo per il quale, in questo contesto, riesce a insinuarsi nell’immaginario di chi la legge è il pregresso: non tanto le continue allusioni di Boccia a conversazioni carpite, a messaggi letti con i propri occhi e a misteriose voci femminili, quanto piuttosto azioni come le telefonate registrate e le passeggiate con occhiali spia nei corridoi di Montecitorio. Comportamenti che, come ha detto l’avvocato Sica, portano a non poter più escludere nulla. Neanche che tutto fosse stato preordinato. Da Boccia? Da una manina occulta? Da qualcuno che, a un certo punto di questa storia, ha subodorato l’opportunità di sfruttare un fatto privato per attaccare il governo? Chi sta sguazzando in questo fango? C’è davvero un “metodo Ray Ban”, che potrebbe essere meno inconsapevole di quanto avevamo ipotizzato inizialmente? Dopo il “metodo Fanpage”, certa stampa italiana si sta adagiando anche su questo nuovo metodo?
Eccoli gli interrogativi che tornano e che si moltiplicano. E rispetto ai quali, comunque, un’importante, ulteriore risposta è arrivata oggi proprio con l’annuncio dell’avvocato Sica: la denuncia è la risposta. Il ministro è ricattabile? “Non lo è, non ha nulla da temere”, ha ribadito il legale.
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