Nel delirio della stampa sul Sangiuliano-gate nessuno parla di scandali veri che riguardano i soldi dei cittadini (altro che le trasferte – certificate carte alla mano – della signora Maria Rosaria Boccia). Parliamo dei 300mila euro l’anno di denaro pubblico che finiscono nelle tasche di Beppe Grillo. Oltre alla regola del doppio mandato il vangelo pentastellato prevede anche misure stringenti in fatto di emolumenti parlamentari. Nel novembre 2021 — con il placet di Grillo — i militanti hanno dato l’ok ad aderire al 2 per mille riservato ai partiti. Pochi mesi dopo l’ex comico- fondatore ha firmato due contratti per un totale di 300mila euro annui come consulente M5S.
Sulla vicenda è tornato oggi Maurizio Gasparri, nel silenzio glaciale dell’opposizione. “Ci sono scandali molto gravi di altri su cui bisogna fare chiarezza. Perché i grillini danno 300mila euro l’anno di soldi pubblici a Grillo, a che titolo e presi da dove?”, si chiede il capogruppo di Forza Italia al Senato. E ancora “Come mai Cafiero De Raho rimane ancora vicepresidente della commissione Antimafia dove sono arrivate 10.500 pagine di un’inchiesta condotta dalla magistratura sullo scandalo della Procura nazionale antimafia, al tempo in cui Cafiero De Raho la presiedeva? Con vicende inquietanti che hanno visto Striano protagonista e De Raho al vertice, responsabile quantomeno di una culpa in vigilando. Questi sono i due più gravi scandali in atto. Sui quali chiederemo verità”. Altro che Boccia e Sangiuliano. Sul ‘pasticciaccio’ il senatore azzurro intende andare fino in fondo. “Nella commissione Antimafia vogliamo ad horas che si discuta delle dimissioni di Cafiero De Raho”.
Ma come, ha detto Gasparri l’altro ieri dai microfoni di Agorà, si parla ovunque in tutte le sedi della vicenda di Gennaro Sangiuliano e restano nell’ombra inchieste vere e gravi come quella dei dossier? Intanto sul fronte politico c’è chi attacca Grillo colpevole di aver dormito a lungo lasciando il movimento nelle mani dei contiani, lontani dalla purezza originaria del vaffa. È il caso Laura Castelli, presidente di Sud chiama Nord, già viceministro ex M5S. “Sapete le mie posizioni, distanti da Giuseppe Conte, ma sull’ultima diaspora per me ha ragione Conte e dico anche che oggi è ipocrita chi lo critica. Troppo facile farlo adesso, tardivo. Questo ormai è il suo partito personale, non è più il Movimento che ho contribuito a fondare, e dunque Conte fino a quando avrà il consenso degli elettori può farci ciò che vuole. Ed è logico che completi la metamorfosi cambiando nome, logo e regole. Grillo? Gli voglio bene, ma doveva svegliarsi prima, oggi il Movimento non esiste più, è solo Amarcord”. I soldi però esistono, eccome.
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