Un detenuto di 18 anni di origini egiziane è morto carbonizzato la scorsa notte mentre si trovava nella sua cella nel carcere milanese di San Vittore. Dalle prime ricostruzioni pare che l’incendio sarebbe stato appiccato dal ragazzo e dal suo compagno di cella. A darne notizia è stato il sindacato della Polizia penitenziaria Uilpa.
Allo stato attuale si tende a escludere l’ipotesi del suicidio, per privilegiare quella del tragico esito di una protesta. Il giovane, secondo le prime informazioni, non era considerato a rischio suicidio. Secondo quanto appreso dall’agenzia di stampa Adnkronos, il ragazzo, al quale sarebbe stato riconosciuto un vizio totale di mente, si trovava in cella per rapina.
Il compagno di cella è rimasto illeso e non ha avuto bisogno di soccorsi particolari. Sono in corso le indagini della Procura di Milano per ricostruire la vicenda. Il pm Carlo Scalas ha aperto un fascicolo e si stanno valutando le ipotesi di reato. Secondo quanto emerso, il compagno di cella sarebbe indagato per omicidio colposo. L’iscrizione sarebbe un atto dovuto nei confronti dell’unico testimone oculare di quanto accaduto. In Procura, per ora, è arrivato solo l’atto che identifica la vittima e le prime informazioni sulla dinamica, con le fiamme, forse appiccate come gesto di protesta, che avrebbero avvolto e incenerito il materasso. Sarà presto disposta l’autopsia sul 18enne.
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