La pugile intersex Imane Khelif va a medaglia. Dopo la vittoria per abbandono, con tanto di polemiche, contro la nostra Angela Carini, l’atleta algerina, biologicamente maschio e al centro di tante polemiche, ha battuto ai punti nei quarti di finale l’ungherese Anna Luca Hamorì con verdetto unanime di 5-0 e questo significa medaglia sicura, perché l’ingresso in semifinale (nel pugilato non esiste la finale per il bronzo) garantisce automaticamente il podio. Tra lei e la finale c’è la thailandese Suwannapheng, nel match che si disputerà mercoledì 6 agosto.
L’algerina ha dominato nettamente le prime due riprese, tenendo nella terza e conservando il vantaggio accumulato. L’ungherese ha resistito e ha tentato di schivare i colpi, ma è stata dominata dall’avversaria. Un dominio mai in discussione.
Khelif è stata accolta dal boato dei tifosi algerini all’ingresso sul ring, mentre all’indirizzo dell’ungherese sono arrivati soltanto dei fischi. Alla fine del match la pugile è scoppiata a piangere abbracciando il suo allenatore. Anche il pubblico francese ha parteggiato apertamente per l’atleta intersex.
“Mia figlia è una bambina – ha detto Omar Khelif – È stata cresciuta come una bambina. È una bambina forte, l’ho cresciuta per lavorare ed essere coraggiosa. Ha vinto contro l’italiana semplicemente perché era più forte e l’altra era debole”. “Imane ha una forte volontà al lavoro e in allenamento – ha assicurato il padre – Se Dio vuole, ci onorerà con una medaglia d’oro e innalzerà la nostra bandiera nazionale a Parigi. Questo è l’unico obiettivo che ci siamo prefissati dall’ inizio”.
La comunità Lgbt e parte del mondo della sinistra globale hanno sempre sostenuto che Khelif non fosse imbattibile, portando a testimonianza il fatto che è stata battuta in carriera cinque volte su una quarantina di incontri. Ricostruendo più nel dettaglio questa circostanza, però, pare che le sconfitte siano arrivate tutte nel suo primo anno di attività e contro avversarie di grande esperienza e abilità. Per gli anni successivi, invece, abbiamo la testimonianza della messicana Brianda Cruz sulla potenza dei pugni di Imene, i test effettuati dall’Iba, il racconto del Ct della squadra spagnola di boxe su ciò che avvenne quando Imane combatté con le sue ragazze e, ora, l’andamento di queste Olimpiadi. Nelle quali Khalif più che non imbattibile, appare non battibile.
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