Il dubbio se si tratti di atlete trans o intersex resta, ma di una cosa l’International Boxing Association è certa: dai test effettuati sotto la loro supervisione l’algerina Imane Khelif e la taiwanese Lin Yu-ting non hanno le caratteristiche per competere con le atlete donne. “Gli atleti non sono stati sottoposti ad un esame del testosterone, bensì ad un test separato e riconosciuto, i cui dettagli rimangono confidenziali. Questo test ha indicato in modo conclusivo che entrambi gli atleti non soddisfacevano i criteri di ammissibilità necessari e si è scoperto che avevano vantaggi competitivi rispetto ad altre concorrenti donne“, si legge in una nota dell’Iba, giunta al termine di una giornata di polemiche, poi virata in mistero sul sesso biologico delle due alla nascita.
Delle atlete, inizialmente indicate come trans, si è poi detto che sarebbero intersex, ovvero si troverebbero una condizione che contempla i caratteri sessuali di entrambi i sessi. Secondo questa indiscrezione, riferita da gaynet, potrebbero dunque essere nate donne. Il mistero non è stato sciolto dalla nota dell’Iba, evidentemente per motivi di privacy. Ma il suo presidente Umar Kremlev, in riferimento all’esclusione dai mondiali nel 2023, spiegò che “avevano cromosomi XY e per questo erano state estromesse dagli eventi sportivi così da garantire integrità e equità della competizione”. Un’affermazione ampiamente riportata nelle cronache di queste ore. Dunque, basandosi su test scientifici l’Iba decise per l’esclusione dalle competizioni con le donne; il Cio, che pure – secondo quanto emerso – ha registrato il risultato dei test, con la sua Boxing Unit ha deciso al contrario, aprendo la strada alle forti perplessità e ai veri e propri allarmi lanciati sul caso.
E “preoccupazione” è stata espressa anche dall’Iba. “Sebbene l’Iba continui a impegnarsi a garantire l’equità competitiva in tutti i nostri eventi, esprimiamo preoccupazione per l’applicazione incoerente dei criteri di ammissibilità da parte di altre organizzazioni sportive, comprese quelle che supervisionano i Giochi Olimpici”, si legge ancora nella nota. “Le diverse normative del Cio su queste questioni, in cui l’Iba non è coinvolta, sollevano seri interrogativi sia sull’equità competitiva che sulla sicurezza degli atleti”, prosegue l’Iba, sottolineando che “per chiarimenti sul motivo per cui il Cio consente agli atleti con vantaggi competitivi di gareggiare nei loro eventi, invitiamo le parti interessate a cercare risposte direttamente dal Cio”.
Nel comunicato viene anche ricordato che le squalifiche nel 2023 di Lin Yu-ting e Imane Khelif, che si disse “vittima di un complotto”, sono state “il risultato del loro mancato rispetto dei criteri di idoneità per la partecipazione alla competizione femminile, come stabilito” e che inizialmente Khelif aveva deciso di ricorrere fino al Tas, salvo poi rinunciare al proposito, mentre l’atleta di Taiwan non aveva proprio fatto appello.
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