Tace la sinistra italiana sulla questione delle atlete con cromosomi maschili alle Olimpiadi, che invece allarma il centrodestra e il femminismo storico sia per il danno che arreca alle donne in termini di spazi sia, nel caso specifico del pugilato, per il rischio anche fisico che comporta. Si tratta di un silenzio che dai parlamentari Pd non viene rotto neanche di fronte a sollecitazioni e che del resto non stupisce: alla base dell’ammissione agli incontri di boxe femminile dell’algerina Imane Khelif e della taiwanese taiwanese Lin Yu-tin, che per i loro cromosomi non passarono i “gender test” dei mondiali e quindi furono escluse, si affaccia quell’ideologia gender intorno alla quale ruotava e si schiantò il ddl Zan. A quanto risulta, il Cio era al corrente dei test effettuati per i mondiali, ma ha deciso di assumere una decisione diversa, che ha prestato il fianco a critiche e indignazione.
Il tema della partecipazione di persone nate uomini alle gare sportive femminili fu al centro del dibattito sulla legge Zan e sul fittizio principio di inclusività e lotta alle discriminazioni che la sinistra andava sbandierando, ovviamente tacciando di strizzare l’occhio alle discriminazioni chiunque si opponesse al principio per cui basta sentirsi donna o uomo per esserlo. L’allarme fu lanciato, tra l’altro, dall’attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, in un intervento in Aula che cadeva proprio in questi giorni, ma tre anni fa. Una circostanza che dà la misura di quanto la posizione del Cio sugli asseriti diritti in realtà assai vecchia. Anche alla luce di esperienze emblematiche già consumate, come quella della nuotatrice trans americana Lia Thomas e dell’esclusione dai mondiali di pugilato delle stesse atlete che invece sono state ammesse dal Cio.
“Se mi sento donna, sono donna e se vado da qualcuno a dire che sono donna e lui insiste che sono uomo lo posso denunciare per discriminazione. Questa è una sciocchezza, un’idiozia, c’è poco da girarci attorno: è terrapiattismo biologico e terrapiattismo scientifico”, disse Fazzolari, riferendosi all’impostazione gender del disegno di legge Zan. “Noi che diciamo che questo è terrapiattismo non siamo omofobi. Chi sostiene queste cose dovrebbe giustificare le idiozie che dice”, aggiunse, soffermandosi poi, nel corso di un intervento molto articolato, anche su cosa significava introdurre quel principio nello sport.
“Gli Zan di tutto il mondo hanno deciso che se uno si dichiara donna partecipa alle competizioni femminili e non con gli uomini. Alcuni esempi: Hannah Mouncey, transgender, uomo, era nella nazionale maschile di pallamano, adesso è nella nazionale femminile; australiano, 1,88 metri per 100 kg di muscoli, di solito vince le partite. Maxine Blythin, giocatrice transgender di cricket: quando gareggiava con gli uomini aveva 15 punti segnati al lanciatore (ottima media), adesso la sua media è 123 (addio sogni di gloria alle lottatrici avversarie). Lauren Hubbard sarà la prima transgender a partecipare alle Olimpiadi nel sollevamento pesi e ovviamente le sue avversarie non l’hanno presa benissimo“.
E, ancora, in riferimento agli sport che comportano il contatto fisico, Fazzolari avvertì che “è anche un problema di sicurezza e vi sono alcuni esempi concreti”. Tra gli esempi portati quelli della rugbista trans Kelly Morgan, della quale “si legge, nei resoconti di una partita, che ha piegato la sua avversaria come una sedia a sdraio, con fratture multiple”; di Fallon Fox, “un lottatore o lottatrice di arti marziali miste (Mma per chi lo conosce), lo sport più violento che ci sia”, che lasciò priva di sensi l’avversaria Erika Newsome con un colpo di ginocchio alla testa che “le ha spaccato il cranio”. Fazzolari, poi, ha ricordato le parole di Tamika Brents, che a sua volta combatté contro Fox, ricavandone sette fratture faciali e una commozione cerebrale: “Ho combattuto contro molte donne, mai avevo avvertito la forza e la ferocia che ho sperimentato quella sera con Fox, e sono una donna forte. Continuo a disapprovare che Fox combatta contro le donne; lo trovo ingiusto e non leale”.
Parole che ricordano quelle di Brianda Tamara Cruz Sandoval, la pugile messicana che nell’aprile 2023 commentò l’esclusione delle trans dai Mondiali di pugilato, raccontando la sua esperienza personale nell’incontro con una di loro. “Quando l’ho combattuta l’ho sentita molto fuori dalla mia portata, i suoi pugni mi hanno fatto molto male. Non credo di essermi mai sentita così nei miei 13 anni come pugile, nemmeno nei miei sparring con gli uomini. Grazie a Dio quel giorno ho lasciato bene il ring ed è un bene che finalmente se ne siano resi conto. Gliel’ho detto”, spiegò Cruz Sandoval. Quella trans era proprio Imane Khelif, che il Cio ha nuovamente abilitato a combattere contro le donne e che domani incontrerà l’italiana Angela Carini. “Ci rimettiamo alle decisioni del Cio, lei pensa solo al match, poi dopo dirà quello che pensa”, è stato il commento trapelato dall’entourage dell’atleta azzurra.
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