Kamala Harris dice che bisogna battere “il vecchio” Trump, che di anni ne ha 78. Il presidente in carica degli Stati Uniti e fino a domenica scorsa ricandidato alla Casa Bianca di anni ne ha 81. Già questa è la fotografia versipelle di Kamala e del suo falso progressismo condito da gaffe, figuracce internazionali, rabbia e hate speech.
Da ex procuratrice, la Harris ha detto che “in quei ruoli ho già perseguito autori di ogni tipo di reato, da chi abusa delle donne ai truffatori che fregano i consumatori, fino agli imbroglioni pronti ad aggirare le leggi per il proprio interesse. Quindi, ascoltatemi quando vi dico che conosco bene i tipi alla Donald Trump”. Un bell’esordio di pacificazione nazionale dieci giorni dopo il fallito attentato al suo competitore.
Ma le figuracce della possibile candidata dem sono state infinite in questi tre anni e mezzo di vicepresidenza. Comprese dichiarazioni sui migranti non proprio in linea con i sentimenti dem e liberal. Al suo primo viaggio da vice in Centroamerica alzò un muro piuttosto impenetrabile dichiarando: “Non vi vogliamo negli Stati Uniti. Restate dove siete. Vi aiuteremo a rimanere a casa vostra”. Kamala Harris tende ad eccellere e ad assomigliare pericolosamente al suo capo uscente: la prontezza nell’infilare gaffe e, specialità tutta personale, nel lasciarsi andare a crisi di riso incontrollabile e senza motivo in occasioni formali e delicate. Come quando all’aeroporto di Singapore, a una domanda sulla tragica repressione afghana interruppe la giornalista con un incredibile. “No, un momento, aspetta, rallenta”, per poi scoppiare a ridere fragorosamente mentre migliaia di persone morivano.
L’argomento principe dei repubblicani a suo detrimento è proprio questo: “L’unico dossier che Biden le delegò, l’immigrazione, è stato un disastro”. Per la sinistra radicale, capitanata dalla Ocasio Cortez, la Harris è una disastrosa espressione di xenofobia e di destra. Come ha scritto di recente Il Manifesto, “se supponiamo che la preoccupazione di Alexandria Ocasio-Cortez per le conseguenze di un ritiro di Biden fosse sincera, allora si pensa che Harris sia proprio una di quelle conseguenze. Non si pensa che la sinistra abbia un rapporto di particolare affetto con lei. Harris è difficile da classificare in termini ideologici, ma le manca la lunga esperienza di Biden di negoziatore e artefice di accordi. È probabile, quindi, che Bernie & co. ritengano di aver perso un alleato e di essersi imbarcati in un nuovo rapporto incerto e forse conflittuale”.
Kamala Harris ha il sostegno della famiglia Soros, una delle più importanti in tema di capitalismo finanziario, la stessa che guadagnò migliaia di miliardi delle vecchie lire sfruttando selvaggiamente la svalutazione della nostra moneta il 1993. La migliore definizione di lei l’ha data Federico Rampini, uno che conosce bene gli Stati Uniti: “Se ha fallito miseramente sull’unico dossier a lei affidato, figurarsi se dovesse governare tutto il resto, dall’economia ai destini del mondo”. Amen.
L'articolo Kamala, tra linguaggio d’odio e scivoloni scomposti: la Harris oltre il “santino” della brava dem sembra essere il primo su Secolo d'Italia.