Domenica 25 Novembre 1984, Santa Caterina d’Alessandria vergine e martire. Il Sole sorge alle 7:12 e tramonta alle 16:42… così avrebbe probabilmente aperto l’Almanacco del giorno dopo. In Italia governa il Pentapartito, Bettino Craxi è Presidente del Consiglio e l’inflazione è scesa in un anno dal 15% a poco più del 10.
Il Parlamento ha da poco rigettato la messa in stato d’accusa di Andreotti per lo scandalo dei petroli, le partite si giocano ancora tutte di Domenica e tutte alla stessa ora. In attesa di “Tutto il calcio minuto per minuto” la radio passa “The wild boys” dei Duran Duran, “Such a shame” dei Talk Talk o “Careless whisper” di George Michael. La trap non esiste e la Fiat Uno è l’auto dell’anno (7.500.000,00 Lire nella versione base). Siamo felici? Chi scrive (tre anni all’epoca e zero preoccupazioni) sicuramente sì.
Undicesima giornata del Campionato di Serie B. L’Empoli gioca a Parma dove arriva con 7 punti, una sola vittoria all’attivo (in casa contro il Cagliari alla 2° giornata), due sconfitte e un pareggio nelle ultime tre gare. I gialloblu, neopromossi, sono avanti di due lunghezze ma la loro stagione è al momento tutt’altro che esaltante. Guerini schiera Drago, Gelain, Salvadori, Piccioni, Della Scala, Vertova, Zennaro, Casaroli, Della Monica, Radio e Cinello, mentre Perani risponde con Dora, Panizza, Mussi, Farsoni, Davin, Aselli, Marocchi, Pin, Macina, Facchini e Barbuti. Arbitra Lanese di Messina in un Tardini immerso nella nebbia. Una nebbia talmente fitta che da ciascuna curva non si riesce a spingere lo sguardo oltre il cerchio di centrocampo.
Accade così che a inizio ripresa i tifosi empolesi, sistemati in curva Sud, nemmeno si accorgano che dall’altra parte del campo Cinello ha appena sbloccato la partita segnando il goal che si rivelerà decisivo per la conquista dei due punti e del primo, storico, successo in casa del Parma. La lieta novella la annunceranno ai nostri alcuni tifosi ducali che nel frattempo avevano raggiunto la Sud per seguire gli attacchi della propria squadra alla ricerca del pareggio. Si viene a creare una situazione simpaticamente surreale, nella quale i tifosi gialloblu si complimentano per la gara e il meritato vantaggio con quelli azzurri che sono in quel momento completamente all’oscuro di tutto. L’ironia del momento, unita alla cordialità che già da tempo caratterizzava i rapporti, porta poi Graziano Mori da una parte e Domenico Di Donna (il DiDo) dall’altra a concludere che sia giunto il momento di dare vita formalmente al gemellaggio fra le due tifoserie. Nasce così ufficialmente,esattamente 39 anni e 11 mesi fa, quel rapporto speciale che si appresta a tagliare il traguardo degli “anta” e che domani sarà celebrato con la rituale partita di calcio fra tifosi della Maratona e della Curva Nord cui seguiranno cena e festa per tutta la notte in attesa della gara di Domenica.
Come accennavamo, il gemellaggio è stato in fin dei conti il coronamento di un percorso avviato già diversi anni prima. Un percorso non proprio tutto in discesa, movimentato anche da qualche sassata qua e là prima che maturassero alcune amicizie fra singoli tifosi, poi evolute in un coinvolgimento totale dei gruppi componenti le rispettive curve. Ma c’è un momento in tutta questa storia che assume un’importanza probabilmente fondamentale per il successivo corso degli eventi, un passo che imprime la direzione a un cammino ormai lungo 40 anni.
É il 6 Maggio del 1985 quando Graziano Mori e il DiDo si danno appuntamento fuori dello stadio delle Due Strade a Firenze dove il Parma, in corsa per la promozione in B, affronta la Rondinella. Il confronto fra i due verte su una valutazione di squisito buonsenso, estremamente logica ma non per questo scontata: perché contrapporsi quando si condividono le rivalità? Segue stretta di mano e scambio di sciarpe che segna simbolicamente un primo accordo fra le parti, ma soprattutto la nascita di un’amicizia fraterna che lega entrambi ancora oggi. Il resto è storia del tifo azzurro e ducale, fatta di visite reciproche, trasferte congiunte in giro per l’Italia e per l’Europa, momenti condivisi nelle occasioni liete (matrimoni, fidanzamenti o vacanze) come in quelli dolorosi del ricordo degli amici scomparsi. Un’amicizia che ha superato gli ostacoli dovuti alle differenti categorie (e il DiDo in proposito ci tiene a ricordare il contributo, sponda Parma, di Gianmaria Ruffini nel tenere vivi i contatti negli anni grami della nostra Serie C) e mai scalfita dai risultati sul campo, nemmeno quando vincere o perdere poteva segnare l’esito di una stagione.
Così, in un calcio che gattopardescamente cambia ogni anno qualcosa pur di non cambiare mai chi ne tira i fili, questo gemellaggio resta un anomalo punto fermo, meravigliosamente anti-moderno nei propri valori e nel proprio romanticismo sportivo. Cento di questi giorni e, riprendendo uno striscione di qualche anno fa, lunga vita a voi.
PS:grazie a Domenico Di Donna, Ottavio Alessandroni e Stefano Spadacci per aver condiviso memorie e pensieri che spero di aver fedelmente tradotto in questo articolo.
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